«Mi è caduto un piccione morto in testa». Mi dice così. Per schivare la bestia, crollata dalla grondaia dell'edificio dove ha sede la sua casa editrice, a Rimini, si è spaccato la caviglia. L'incidente è capitato qualche mese fa: Walter Raffaelli zoppica ancora. Un segno fausto delle divinità celesti, gli dico - ride. Raffaelli ha appena compiuto trent'anni di attività editoriale: per l'occasione si è stampato un catalogo che riassume un'epica di quasi 700 libri. Gli astri hanno il regolo in mano: l'anniversario coincide con i cinquant'anni dalla morte di Ezra Pound, sotto la cui egida si è svolta la vita editoriale di Raffaelli.
Editore d'arte, faccia da Pan, inghirlandata da ricci e barbetta rubini, nel 1996 Raffaelli pubblica Ritorna Età dell'Oro, un'antologia di poesie italiane tradotte e commentate da Pound. Del sommo Ez, di cui tiene viva rabbiosa memoria, pubblica Indiscrezioni (2001), alcune lettere (Angolo Sperso, 1998), il saggio su Orazio (2009); in un quaderno di pregio ha stampato The Fifth Decad of Cantos (2006). Edita anche le poesie della figlia di Pound, Mary de Rachewiltz (Gocce che contano, 1994), gli studi del genero, l'egittologo esoterista Boris de Rachewiltz (L'elemento magico nella poesia di Ezra Pound, 2008), le fonti dei Cantos (il filosofo neoplatonico Giorgio Gemisto Pletone, ad esempio). In ambito saggistico, sono da decantare i libri di Caterina Ricciardi (Ezra Pound. Ghiande di luce, 2006) e di Piero Sanavio (Ezra Pound. Bellum perenne, 2002), di cui Raffaelli ha pubblicato anche i lavori su Céline (Virtù dell'odio, 2009, e Ancora su Céline, 2013). Se consideriamo poi i testi, rarissimi, di Henry de Montherlant (Malatesta nella traduzione di Camillo Sbarbaro, 1995, e l'antologia, curata da Moreno Neri, L'infinito è dalla parte di Malatesta), possiamo dire che Raffaelli è il rifugio degli autori scomodi, scanditi del genio della contraddizione. Soprattutto, Raffaelli è l'editore dei poeti: nella sua collana nera - in sprezzo alla bianca Einaudi - sono passati i bravi di ieri e di oggi, Nadia Campana, Nino Pedretti, Francesca Serragnoli, Tolmino Baldassari, Federigo Tozzi, Günter Grass, Hugo Mujica... Ha pubblicato, con energia scalpitante, i più grandi poeti del Sudamerica (segnalo il cileno Óscar Hahn), ma anche Susan Stewart e Adam Zagajewski; di recente ha raccolto gli scritti di Carlo Bo su Giuseppe Ungaretti, per un po' ha curato l'Almanacco della poesia contemporanea un tempo edito da Mondadori.
Spesso Raffaelli manda strali al mondo contemporaneo. Ha un carattere rude e i suoi libri non si degna di farli avere alle librerie, li trovate qui: raffaellieditore.com. Un suo testo, Caro Mussolini... (2007), raccolta «di missive al Duce nella cripta di Predappio» (a cura di Pierluigi Moressa e Roberto Zoli) fece, ovviamente, scalpore. Io preferisco Il monaco, preziosissimo racconto di Roberto Carifi, rilegato a mano e che in una mano sta: microgioiello di alta editoria artigianale.
Naturalmente, Raffaelli crede nell'apocalisse dietro l'angolo: ci spera, perfino. Ogni volta che mi vede mi propone di ritirarci in campagna. Si è informato: alcune galline depongono duecento uova l'anno. Ne bastano una manciata. Uova e libri. Non serve altro. Tanti auguri.
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