Il raggiro Maxitruffa dei «colletti bianchi» ai danni di banche: 74 persone indagate

LA BANDA Era composta da soggetti incensurati tra i quali notai, direttori di banca, promotori finanziari e periti addetti alla stima degli immobili

Il raggiro Maxitruffa dei «colletti bianchi» ai danni di banche: 74 persone indagate

Avevano inventato una truffa milionaria, che ruotava attorno all’acquisto di immobili. Ma il loro scopo non erano le case, miravano infatti al denaro che riuscivano a ottenere gli acquirenti dagli istituti di credito per acquistarle.
A scoprire il raggiro, che ha fatto scattare le manette ai polsi di sette persone con accuse pesanti, che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa fino al falso ideologico, sono stati i carabinieri della stazione di Nemi. Le indagini hanno permesso di indagare altri sessantasette soggetti, che a vario titolo hanno preso parte al sodalizio criminale. Si tratta prevalentemente di incensurati, direttori di banca, impiegati, notai, periti addetti alla stima di immobili e commercialisti.
A tirare le fila dell’organizzazione, che nell’ultimo anno ha messo a segno oltre cento truffe ai danni di istituti di credito e società finanziarie di Roma e provincia, c’era una coppia di consulenti finanziari. L’inchiesta era iniziata circa un anno fa, dopo una denuncia giunta ai militari di Nemi. Il modus operandi della banda si basava su un meccanismo semplice, ma studiato nei minimi dettagli. Gli indagati, infatti, inducevano dei prestanome, cittadini italiani ma anche stranieri, tutti nullatenenti e in difficoltà economiche, a contrarre mutui bancari grazie a perizie e documenti falsi che venivano creati ad arte da notai e periti compiacenti, in particolare buste paga e Cud che attestavano rapporti di lavoro inesistenti. Così i prestanome potevano presentarli in banca, per ottenere grossi mutui immobiliari per l’acquisto di case e ville, che valevano molto meno rispetto alla cifra richiesta in prestito.
I truffatori incassavano così il denaro erogato in favore degli acquirenti, che rimanevano però proprietari di un immobile e in condizioni di semi-inagibilità, con un mutuo oneroso da onorare. Le banche, tutte filiali romane di noti istituti a livello nazionale, a fronte del mancato pagamento del mutuo, non potevano rivalersi sull’acquirente, perché insolvente, e potevano solo pignorare l’immobile, che però aveva un valore molto più basso rispetto alla cifra concessa.
I carabinieri hanno infatti accertato che per abitazioni il cui costo non superava i 30 mila euro, la banda è riuscita a ottenere fino a 130 mila euro di credito. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate oltre cinquemila buste paga false.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la cifra totale delle truffe messe in atto si aggira intorno ai quattro milioni di euro. Gli acquirenti, che servivano da tramite con le banche, guadagnavano invece solo tremila euro.

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