Roma - Non si sa se l'abbia detto davvero o, com'è probabile, se fosse solo una battuta. Di sicuro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all’ufficio di presidenza del Pdl ha manifestato la propria forte delusione per il servizio pubblico televisivo. E a qualcuno avrebbe manifestato la tentazione di non firmare il contratto di servizio con la Rai: un compito che in questo momento spetta a lui in quanto ministro ad interim per lo Sviluppo economico, dopo le dimissioni di Claudio Scajola. Ma Paolo Bonaiuti, portavoce del Presidente Silvio Berlusconi, smentisce: "Le frasi attribuite al Presidente Silvio Berlusconi in merito al contratto di servizio della Rai non sono mai state pronunciate. L’ipotesi in discussione era quella di legare la riscossione del canone alle bollette della luce".
Lo sfogo Raccontano i presenti che il presidente del Consiglio sia tornato a lamentarsi degli attacchi subiti dal governo da parte di alcune trasmissioni della Rai. Poi lo sfogo, per alcuni solo una battuta: "Quasi quasi non firmo il contratto di servizio".
L'Idv: stop alle minacce "Siamo stanchi delle minacce e dei ricatti. Berlusconi non è il padrone della Rai e non è più sostenibile il fatto che detenga ancora l’interim dello Sviluppo economico. Sono ancora più gravi e inaudite le sue parole perché lo Sviluppo economico ha anche la delega alle telecomunicazioni. Un maxi-conflittto d’interessi nel conflitto d’interessi. Minaccia giornalisti dalla schiena dritta e vuole imbavagliare la stampa con un ddl anticostituzionale e liberticida". Lo afferma in una nota il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando.
Il Pd: ricatti sui palinsesti "Le parole che Berlusconi fa uscire dal vertice del Pdl - dice Matteo Orfini, responsabile Informazione della segreteria nazionale del Pd - sono gravissime e illuminanti. Quel fastidio per l'informazione che non gli piace e che deve cambiare secondo i suoi desideri dimostra un concetto autoritario. Aggravato da un esplosivo conflitto di interessi, vista la minaccia di non firmare il contratto di servizio che decreterebbe la fine della Rai. Un conflitto di interessi divenuto insostenibile da quando ha assunto anche il ministero dello Sviluppo economico che ha la comunicazione tra le sue competenze dirette. Il fatto che un simile messaggio arrivi proprio mentre è in corso un delicato consiglio di amministrazione della Rai è un vero e proprio atto intimidatorio".
Ruffini reintegrato dal Cda Paolo Ruffini è stato reintegrato alla direzione di Rai3 secondo quanto disposto da una sentenza del giudice del lavoro del tribunale di Roma. Il nuovo direttore, Antonio Di Bella, è stato assegnato alla diretta disponibilità del direttore generale. Lo ha deciso all’unanimità il Cda della Rai su proposta del dg Mauro Masi. La decisione del reintegro è stata presa, secondo il dispositivo adottato dal Cda, "con ogni più ampia riserva all’esito della decisione del reclamo già proposto verso la medesima (decisione del giudice, ndr) al mero fine di ottemperare all’ordinanza del tribunale di Roma". L’appello opposto dai legali della Rai dovrebbe essere discusso il 19 luglio.
Zavoli: ascoltare subito Masi Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, potrebbe essere convocato domani dalla commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Lo ha detto il presidente della commissione bicamerale, Sergio Zavoli (Pd), aprendo la seduta dedicata all’esame dello schema del contratto di servizio per la concessionaria pubblica.
Zavoli ha sottolineato il fatto che parallelamente ai lavori "le agenzie battono una sequenza di notizie" che determinano la necessità di un approfondimento di "una conoscenza fondata dei problemi che affliggono la Rai".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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