Il rap della «bestia di Satana» Ecco il brano-choc scritto in cella

Se su Wikipedia digiti «Bestie di Satana» viene fuori una scheda scritta in stile mattinale della questura: «Bestie di Satana era il nome di un gruppo di satanisti della provincia di Varese, responsabili di numerosi omicidi e di un'induzione al suicidio. La magistratura, con sentenza della Corte di cassazione pronunciata nel 2007, ha ritenuto i membri della setta responsabili degli omicidi di Mariangela Pezzotta, Chiara Marino, Fabio Tollis e del relativo occultamento di cadavere e del suicidio indotto di Andrea Bontade». E a seguire: «La scoperta della setta ha portato poi a fare dei collegamenti con casi irrisolti, omicidi ed assassinii misteriosi nella zona delle “bestie”. C'è chi ha parlato di diciotto tra omicidi e casi di suicidio sospetti, tra i quali quelli di Andrea Ballarin e Cristian Frigerio. Tuttavia ad oggi non è stata aperta nessuna nuova inchiesta, e gli imputati sono ritenuti responsabili dei soli crimini sopracitati».
Leader indiscusso delle Bestie di Satana era Paolo Leoni, detto «Ozzy», che la giustizia ha pensato bene di chiudere in carcere, gettando la chiave. Per lui «fine pena mai», come dicono gli esperti di diritto; «ergastolo», come dicono tutti gli altri. Con tanto di sigillo della Cassazione. Insomma, di tempo a disposizione per riflettere sugli orrori commessi, Paolo Leoni ne avrà tantissimo. Praticamente tutta una vita. Sempre che a qualcuno non venga la brillante idea di tirarlo fuori prima del tempo, magari con la scusa di «recuperarlo socialmente». È già accaduto in passato con altri criminali della sua specie, speriamo che la cosa non si ripeta.
Intanto, nelle lunghe giornate trascorse dietro le sbarre Ozzy sembra essere tornato al suo vecchio amore: la musica. Rispetto al passato ha però cambiato genere, passando dal rock satanico che faceva da colonna sonora ai riti di morte della sua banda, a un più tranquillo rap in stile Eminem. Anche gli argomenti trattati sono meno cruenti: messi da parte diavoli e sangue, Ozzy adesso preferisce concentrarsi sui propri guai giudiziari. Il risultato è una delirante ballata in rima - dal titolo «Scomodi Bracciali» (Bastarda la gabbia) - che Leoni ha composto in cella e spedito a un mensile musicale che però non gli ha dedicato particolare spazio, relegando il brano nella pagina delle lettere.
Il refrain della canzone è inequivocabile: sono stato condannato all’ergastolo, ma sono innocente. Un ritornello buono unicamente a gettare sale sulle ferite aperte delle famiglie delle vittime massacrate da Ozzy e soci. Ma l’ex capo delle Bestie di Satana non si ferma qui e, nella sua canzone maledetta, trova anche il coraggio di minacciare: «Ho molti tatuaggi e mi vesto di nero, sono un byker incazzato e ne sono fiero. Un giorno uscirò e andrò tra la gente, qualcuno dirà: “quello è un tipo inquietante!”». Non c’è traccia di pentimento nelle parole di Ozzy, anzi per lui l’occasione è propizia per gettare fango sui parenti dei giovani che ha massacrato: «Testimoni costruiti in sede d’accusa hanno fatto sporca figura, nonostante le istruzioni fornite dalla procura!».
Ozzy scatena la sua rabbia anche contro i mezzi d’informazione: «Accuse infamanti in varie televisioni. Articoli e libri scritti da grandi coglioni»; poi attacca i magistrati: «Dei falsi pentiti hanno confessato e da una Corte bigotta sono stato inculato!» e non perdona chi lo ha abbandonato: «Gli “amici” perduti non valgono niente. Non sono cattivo ma nemmeno demente. La mia nuova vita avrà una costante: dovrò evitare la massa ignorante!».
La canzone spedita dal carcere è accompagnata anche da una lettera di «spiegazioni» in cui si dice: «L’accusa ha premeditato contro di me una sorta di nuova inquisizione (...). Sono stato tirato in mezzo insieme ad altri due innocenti in questo incubo che sembra essere arrivato a una svolta.

Infatti la Corte Europea (Strasburgo) ha accolto i ricorsi non per burocrazia/cavilli ma per ingiusto processo...». Circostanza, quest’ultima, ovviamente del tutto falsa.
L’ultima strofa della sua canzone? «E vi canto sto rap tutto d’un fiato. Magari chissà, verrà ricantato».
Ci auguriamo proprio di no.

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