Silvia Gilioli
da Reggio Emilia
Violentata davanti agli occhi della figlia. Fu una rapina in villa particolarmente violenta, quella messa a segno da un gruppo di albanesi nella Bassa Reggiana, due mesi fa ma di cui si è saputo soltanto ora. Era la notte del 3 settembre, quando un commando di albanesi entrò in azione pistole in pugno e coltelli alla mano. In quattro fecero irruzione nella villa di un importante industriale, salirono al primo piano facendosi luce con una torcia elettrica. All'interno dormivano tutti: marito e moglie, la piccola di cinque anni nella stanza vicino a quella dei genitori.
Uno dei rapinatori colpì l'uomo con il calcio della pistola, si fece condurre alla cassaforte portando via ben centomila euro, fra soldi e gioielli. Anche la piccola si svegliò per il fracasso, la madre riuscì a tranquillizzarla a stento, ma il peggio doveva ancora venire. Al piano di sotto in tre minacciavano il marito: «Prepara altri soldi, perché altrimenti ti portiamo via la bambina».
Nella stanza da letto il capobanda era rimasto con la donna, a stuprarla puntandole unarma alla testa, a pochi metri dalla figlia. Minuti che non passavano mai, mentre la banda cercava una seconda cassaforte che in realtà non c'era. Il marito della donna non poteva muoversi, legato mani dietro la schiena con il nastro adesivo e tenuto sempre sotto la minaccia di coltelli e pistole.
I quattro albanesi se ne andarono soltanto quando si resero conto di avere preso tutto quello che potevano, protetti da uno o due uomini che fuori facevano da palo. L'industriale riuscì a liberarsi dopo più di mezz'ora, a dare l'allarme, ma la banda aveva già fatto perdere le tracce. Alle prime luci dell'alba, l'uomo vide un parente vicino a casa che lo salutava con la mano: sotto choc, lo scambiò per un rapinatore e rientrò precipitosamente in casa, temendo che l'incubo ricominciasse. Per lui e la moglie.
Nelle settimane successive l'indagine è andata avanti nel massimo riserbo, per tutelare la privacy della famiglia rapinata e arrivare ai colpevoli. Ora sono finiti in manette tre clandestini albanesi: Ilir Allushaj, 32 anni, Emilijano Spahiu, 30, e Gentiau Sinani, 23 anni. L'autore dello stupro è Ilir Allushaj, inchiodato dall'esame del Dna, attraverso le analisi dei carabinieri del Ris di Parma.
Sinani era già dentro per un'altra rapina, a una prostituta, a ottobre. Anche un quarto uomo è stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere, gl'inquirenti non ne rivelano l'identità perché sarà presto al centro dell'incidente probatorio, con il riconoscimento da parte delle vittime.
La banda, di fatto senza fissa dimora, è stata stata pedinata a lungo, anche per evitare che fuggisse all'estero. Utilizzate anche intercettazioni telefoniche e ambientali.
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