Avanti popolo, alla riscossa. Delle tasse. Dal trionfo del proletariato al trionfo del salassato: ci voleva un vecchio e nobile comunista come Giorgio Napolitano per portare la sinistra all’ultimo passo della sua evoluzione. «Anche i meno abbienti devono fare sacrifici », ha detto il presidente della Repubblica in un videomessaggio per la XXII edizione del Telethon. E nelle tipografia della sinistra italiana già sono pronti i nuovi manifesti: uno spettro si aggira per l’Italia,cari poveri dovete soffrire.
Perfetto, no? Partirono promettendo alla classe operaia di andare in paradiso, arrivano chiedendole di pagare l’Ici sulla prima casa. «Anche i meno abbienti devono fare sacrifici». Sempre più di fisco, sempre meno di lotta la sinistra si trova così spiazzata dal padre nobile, il grande vecchio che sta sul Colle: pare che nel Pd, dopo le sue parole, le gastriti duodenali siano cresciute in misura inversamente proporzionale al favore dei sondaggi. In effetti: già è difficile andare a spiegare a Mirafiori e a Pomigliano d’Arco che questa manovra bisogna digerirla per forza perché così piace all’Europa di frau Merkel. Figurarsi ora che si diffonde la notizia che il nuovo motto della sinistra dice che anche i poveri devono piangere...
Problemi di Bersani, problemi della Cgil. Il loro compito non sarà facile. Già faticano un po’ a far passare la linea della responsabilità fra i loro iscritti: ora il guru del Quirinale toglie qualsiasi spazio di manovra. Non hanno altra possibilità: dovranno seguire il rigor Montis fino alla morte per consunzione di elettorato. La tassa sulla casa? Anche i poveri devono pagare. Il taglio delle pensioni? Anche i poveri devono pagare. Aumenta la benzina? Anche i poveri devono pagare. Il neo motto napolitano è l’alka seltzer che fa digerire qualsiasi salasso indigesto. Se, per dire,tra un po’ a Berlino s’inventano che dobbiamo pagare la tassa sul pane, embeh? Anche i poveri, per quanto mangiano, devono pagare. E se arriva l’imposta sull’aria? Pazienza: anche i poveri, finché respirano, devono pagare.
Nel pomeriggio il presidente Napolitano è tornato a parlare dalla Farnesina e ha sparso parole di fiducia sull’Italia che è tornata autorevole al tavolo delle istituzioni europee. E noi immaginiamo le feste nelle case popolari di Quarto Oggiaro e Mirafiori Sud: evviva, evviva, abbiamo una fame che non ci vediamo più, non arriviamo a fine mese, per fare il pieno al distributore bisogna aprire un mutuo, però quando Monti arriva a Bruxelles gli fanno le feste. Oh come siamo felici, oh come siamo contenti. E che dite, cari compagni: se facciamo qualche altro sacrificio in più, non è che per caso il nostro premier lo portano pure in trionfo? Perché, se fosse così, c’è gente disposta a morir di fame pur di vederlo, per una volta, sorridente...
Del resto, si sa, anche i poveri devono pagare. Dal manifesto di Marx a quello di re Giorgio: per le classi operaie il sol dell’avvenire non brilla più da tempo, ora Napolitano ha spento anche l’ultima lampadina. Pensate che cosa sarebbe successo se una dichiarazione di questo genere l’avesse fatta chiunque altro, da Berlusconi in là: si sarebbe scatenata contro una furia devastante. Potete immaginare: troupe di Ballarò all’assalto,vecchiette indignate, cori di pensionati a denunciare ad alta voce la lesa maestà del loro vivere quotidiano. «Come è possibile?», «Come osa?», «E come si permette? ».
Invece quella frase l’ha detta Giorgio l’Intoccabile, il sovrano della Repubblica, il leader dell’era sobria. E nessuno lo può contestare. Nemmeno Bersani, nemmeno la Cgil. Nessuno che abbia notato nemmeno quanto stonassero i ricchi arazzi del Quirinale dietro alle spalle di uno che chiede ai meno abbienti di fare sacrifici. Nessuno che abbia ricordato a Napolitano che prima che i meno abbienti, forse, sarebbe bene che i sacrifici li facessero gli abitanti di quei palazzi romani, ancor pieni di privilegi e ori. Niente di niente. Tutti ad applaudire.L’Italia è tornata autorevole, evviva.
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