"Recitare per Papaleo mi ha fatto rinascere. E sul palco mescolo elettronica e acustica"

La cantante: "Dopo il Covid mi chiedevo: ma dove vai?". E ora è in tour nei teatri

"Recitare per Papaleo mi ha fatto rinascere. E sul palco mescolo elettronica e acustica"

Bentornata Giorgia, perché stavolta ha scelto di cantare nei teatri lirici?

«Soprattutto perché dopo tanti anni di palasport avevo voglia di sentire bene proprio tutte le note. E poi c'è il pubblico seduto vicino».

Era stata lontana per un po' dai concerti.

«Negli ultimi anni mi ero chiusa, c'era il Covid, eravamo in casa. Poi quando mi hanno detto puoi uscire, mi sono trovata a chiedermi: Ma 'ndo vai?».

Pensava di ritirarsi?

«Ho pensato di fare altro, ho sempre creduto che, se il tuo tempo è finito, te ne devi accorgere il prima possibile».

Invece il tempo di Giorgia non è finito. Anzi, il concerto al Petruzzelli di Bari ha confermato che questa romana minuta e vestita Dior sul palco, ma molto casual fuori, è solo a metà della delicata missione di mescolare futuro e tradizione, suoni black ed elettronica e, insomma, di avvicinare la sua grande voce agli arrangiamenti più urban. In fondo rinnovarsi è l'impulso inevitabile di chi evita la trappola del cliché. Crescere. E provare a restare sorprendente perché «io non prendo mai le strade facili». E difatti su di un palco essenziale, fra musicisti veri e quindi mai invadenti, ha fatto qualcosa che ormai si fa sempre più raramente dal vivo: cantare. E cantare bene. In Quando una stella muore è cristallina, Atacama la fa «decollare» con «un battito d'ali» e Parole dette male è cresciuta rispetto alle interpretazioni di Sanremo, quasi lievitata, forse persino più rabbiosa e sensuale.

A proposito, il Festival.

«Un'emozione molto più potente adesso, a 52 anni, che quando ho esordito a 22. Ora mi porto sulle spalle un bel fardello di attese. E difatti all'Ariston dalla prima all'ultima sera sono cambiata, sono cresciuta».

È arrivata prima fra le donne ma soltanto sesta in generale.

«Ricordo quando sono arrivata settima con E poi: i discografici erano devastati, io ero contenta di tornarmene a casa».

I teatri sono molto accoglienti.

«Quando entri qui al Petruzzelli o al San Carlo di Napoli prima ti manca il fiato e poi ti rendi conto di dove sei».

Quando è finita la fase di smarrimento?

«Diciamo che sono rinata dopo aver girato il film Scordato con Rocco Papaleo. Mi sentivo come al debutto a Sanremo, avevo di nuovo voglia di creare».

Dopo i teatri, canterà un'altra volta nei palasport.

«A questo giro ho messo tante ballad in scaletta perché nei teatri il pubblico è seduto, ma nei palasport la cambierò, anche se gli arrangiamenti rimarranno sostanzialmente gli stessi. E torneranno anche i grandi schermi ai lati del palco. Portarli a teatro mi sembrava volgare».

È vero che Ornella Vanoni l'ha accusata di urlare troppo?

«Sì, tanto tempo fa a un concerto organizzato da Peppe Vessicchio io ho cantato Ain't no way di Aretha Franklin. Lei prende il microfono dopo di me e dice: Perché strilli sempre? (la imita simpaticamente, ndr). Ma forse aveva ragione».

Il suo nuovo singolo è Senza confine.

«Testo di Elisa».

«Tolti i filtri sotto gli occhiali, facciamo i ricchi, non siamo umani».

«Elisa ed io siamo molto amiche, abbiamo raccolto cicche sulle spiagge in Salento, i nostri figli vanno d'accordo. Lei ha scritto bene ciò che anche io penso».

Riassuma.

«La speranza è non avere confini, ma credo che dobbiamo allenarci spiritualmente per crescere come società».

Vent'anni fa fu criticata perché definì «Sant'Arcore» il Festival di Sanremo organizzato da Tony Renis.

«Era una battuta, scoppiò il finimondo».

Ora c'è «l'armocromia».

«E dire che ho un libro sull'armocromia nel cruscotto da tre anni».

E quanto a voce come stiamo?

«Credo di non

aver mai cantato così bene. Negli anni mi hanno accusata di essere troppo impostata e di cantare troppo o troppo poco. Ora credo di essere in armonia con la mia natura e di rispettare ciò che il pubblico si aspetta da me».

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