I numeri hanno impressionato tutti: un milione e duecentomila firme per abolire l'attuale legge elettorale, il "porcellum", sono tantissime. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni si dice sorpreso: "Sono rimasto impressionato dal numero di firme raccolte in così poco tempo, quindi è un segnale forte che va ascoltato e credo che si debba procedere al referendum". Per il responsabile del Viminale, in visita al Sacromonte di Varese per celebrare il patrono della Polizia, di fronte a quel milione e duecentomila firme non si può fare finta di niente: "Non so se il parlamento si rimetterà a riformare la legge elettorale, ma se lo fa, dovrebbe farlo nel senso del referendum". Quindi, in buona sostanza, ritorno ai collegi uninominali e abolizione dei listini bloccati, da cui deriva il cosiddetto "parlamento dei nominati".
Intanto Arturo Parisi, uno dei leader referendari, punzecchia Bersani. "La domanda da fare a Bersani è una sola - dice in un'intervista ad Avvenire - ha messo la sua firma? Visto che mi chiede di Prodi posso dirle che dopo vent’anni che camminiamo insieme è stato facile fare festa con lui per la limpida vittoria dei cittadini, così come limpida è stata la firma che lui ha messo nel suo comune. Sarei stato ancora più lieto se oggi avessi potuto condividere con Bersani la stessa gioia per la stessa vittoria".
"Il risultato politico è acquisito e i partiti dovranno farci i conti - prosegue Parisi -. E' stato messo a verbale che la legge elettorale attuale è indifendibile. E questo è già di per sè gravissimo perchè un Paese con un Parlamento eletto da una legge indifendibile è indifeso, a rischio". Quanto all’esito del referendum con il ripristino del Mattarellum, Parisi sostiene che il vecchio sistema elettorale "non mi ha mai convinto del tutto, ma almeno è stato l’esito di un accordo tra le parti. Il porcellum è invece inaccettabile nel risultato ma anche nel metodo che l’ha prodotto: fu pensato sin dall’inizio come una prevaricazione di una parte sull’altra con l’idea di evitare uno sconfitta, o quantomeno di ridimensionarla".
Sul fronte Pdl il ministro Ignazio La Russa è possibilista: "Sono estremamente favorevole a modificare la legge elettorale - ha detto il ministro arrivando all’assemblea regionale lombarda che oggi si chiude a Pero - affinché si possano scegliere anche i candidati e non solo il premier e la coalizione. Questo si può fare in 48 ore". Ma subito ammonisce: "Se invece è un cavallo di Troia per modificare la possibilità di scegliere il presidente...".
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, cavalca l'onda del cambiamento: "Credo che sia opportuno andare verso una nuova legge elettorale con la più ampia maggioranza possibile e che questa riforma sia frutto di scelte condivise". Tradotto dal politichese vuol dire questo: può essere che si vada a votare per il referendum, ma non è scontato. Potrebbe essere il segnale di nuove battaglie in parlamento.
Di certo però, osserva Fini, "ci può essere la scappatoia di chi dice che è meglio andare a votare con questa legge e potrebbe accadere che il sistema politico decida di andare a votare nei prossimi mesi con l’attuale sistema elettorale".
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