Un paio d'anni fa aveva sentenziato: «I'm a good girl who wants to be a bad girl». La brava ragazza è la sessantaseinne Helen Mirren (nome d'arte di Elena Vasilevna Mironova), attrice britannica tra le più quotate e apprezzate non soltanto sul grande schermo hollywoodiano ma anche nei palcoscenici shakespeariani della sua amata Inghilterra.
Anche le «bad girl» (o aspiranti tali) hanno diritto a veder riconosciuto il proprio talento e la propria fama. E nella mecca del cinema ci sono solo due modi per tributare simili onori: l'Oscar e le impronte sul marciapiede che costeggia il Grauman's Chinese Theatre di Los Angeles. La statuetta le era già stata concessa per la sua interpretazione della regina Elisabetta II nel film «The queen». Ieri è arrivato anche il secondo momento di gloria. L'attrice, scortata dal marito e dal suo compagno di lavoro nel remake del film «Arthur», Russell Brand, ha lasciato le sue impronte sul cemento fresco. È stata anche l'occasione per promuovere l'ultima pellicola, rifacimento a un quarto di secolo di distanza del celebre film che regalò l'Oscar a un altro «mostro sacro» del teatro inglese: sir John Gielgud.
L'attrice britannica di origini russe (il nonno era un ufficiale dell'esercito zarista che si trovava a Londra al momento della rivoluzione d'ottobre e che quindi non fece più ritorno in patria) riesce a dividersi con grazia e nonchalance tra il glamour hollywoodiano e l'impegno civico per la sua Londra. Poche settimane prima di volare a Los Angeles per gli impegni promozionali dell'ultimo film, l'attrice è stata una delle più attive protagoniste della protesta contro la chiusura di uno dei più suggestivi, piccoli ma amatissimi giardini londinesi. Nel quartiere di Wapping, zona orientale della capitale inglese, le autorità hanno deciso di chiudere il King Edward VII memorial park. Lo scopo? Dare spazio a quello che i residenti chiamano sprezzantemente il «super sewer» ovvero un enorme snodo fognario che dovrebbe servire la parte terminale del Tamigi. Le esigenze pratiche della collettività, purtroppo, cozzano tragicamente con la sensibilità molto british che vede nei giardini e nei fazzoletti d'erba oasi imprescindibili per un dignitoso stile di vita. L'attrice, e con lei molte personalità del mondo della cultura britannico, hanno dichiarato la loro contrarietà al progetto difendendo il piccolo giardino dedicato alla memoria di Edoardo VII.
Le contraddizioni, si sa, sono il sale della nostra vita. E la stessa Mirren non è riuscita a evitarle. Ciò che molti inglesi e gran parte della stampa britannica ancora le rimproverano è polemica innescata dalla stessa attrice in occasione del conferimento del titolo di Dama comandante dell'Impero Britannico. Un riconoscimento che la Mirren ha sdegnosamente rifiutato nel 1996 (quando l'inquilino di Downing Street era John Major), salvo poi accettarlo nel 2003 (con il labourista Tony Blair al comando).
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