Milano - Se Verba volant e scripta manent allora leggete queste parole: ”Nessuno è come Silvio Berlusconi, più di Silvio Berlusconi, depositario di un amore sconfinato e di un odio altrettanto infinito. In tanti mi dicono che dovrei essere più antiberlusconiano. Ma io non riesco a odiare Berlusconi, neanche sforzandomi. Non ce la faccio. E’ più forte di me”. A metterle nero su bianco non è un politico dissidente del Fli o un altro del Pdl. A scriverle sul libro "Fuori!", edito da Rizzoli, è Matteo Renzi, sindaco del Firenze in quota Pd.
Presa di distanza Che il giovane "rottamatore" si differenziasse dall'accecante odio politico verso il premier mostrato dai suoi compagni di partito non è una novità. La prova più emblematica è stata quella famosa cena ad Arcore in cui Renzi ha chiesto al premier un intervento concreto per la sua città, rompendo l'unanime ostilità dei suoi colleghi. Una cena che "ripeterebbe domani mattina" ancora e che ha raccontato con queste parole: "Berlusconi mi apparve come un ospite cordiale e disponibile, ma anche e soprattutto come un un
uomo solo". Adesso, le parole del "rottamatore" sorprendono ancora una volta perché si differenziano nettamente da quelle rese dall'opposizione e dal Terzo polo.
Condanna dell'antiberlusconismo Parlando dello stallo politico-istituzionale, Renzi scrive: "Non è solo un problema di età, anche se riconosco che questo elemento pesa (...) E’ anche e soprattutto la reazione a un atteggiamento di antiberlusconismo viscerale che giudico dannoso più che inutile”, scrive Renzi. ”E poi, è giusto dirlo, c’è anche il rispetto per una personalità oggettivamente incredibile, fuori dalla media, in tutti i sensi - scrive ancora Renzi - Personalità dalla quale avverto una distanza siderale, profonda, strutturale. Ma questa distanza non può farmi giudicare la realtà in modo poco oggettivo”. Insomma, un Renzi pragmatico, che non cede ai pregiudizi politici, che rispetta le istituzioni e che condanna l'antiberlusconismo di quegli stessi esponenti del suo partito che egli stesso vuole rottamare.
Attacco a Bersani Poi Renzi sfodera la sua soluzione: "Non ci salverà un papa straniero e nemmeno un santone nostrano. Non basterà neanche il ricambio generazionale, servirà piuttosto un mutamento radicale per uscire da una politica autoreferenziale e stanca, che annoia anche chi la fa (o crede di farla)”. Non poteva mancare poi l'attacco al suo segretario Bersani e alla sua idea di rinascita e di partito. "Bersani è tornato a un’idea di partito novecentesca che ormai non esiste più neanche a Cuba". Nessun complimento sincero, nessun riconoscimento oggettivo a Bersani. Anzi, un invito a rivedere la strategia di opposizione e a basarla su altro che non siano le vicende private.
Renzi a tal proposito infatti scrive, riferendosi al premier: "Quello che non ha fatto è più grave di quello che ha fatto". Sull' amore per il Pd invece Renzi non ha dubbi: "Non lo lascerò mai". Ma siamo così sicuri?
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