Renzo Trionfera, il fedelissimo

Renzo era uno di quei giornalisti che nei giornali non si arruolano: li sposano. Per dieci anni ci ha dato tutto quello che poteva dare, e che era ancora moltissimo. Non c'era servizio, anche se umile, al quale si sottraesse. E tante cose, che non portavano la sua firma, erano però farina del suo sacco. Era sempre stato così, anche da giovane, quando lo stimolo dell'ambizione è più forte. Io credo di essere uno dei pochissimi, e forse ormai l'ultimo, a sapere che uno dei più grossi scoop del dopoguerra fu lui a farlo, e poi a lasciare, anzi a chiedere, che venisse accreditato a un altro. Fu nei primi anni Cinquanta, quando arrivò la notizia che Salvatore Giuliano era stato sorpreso e ucciso in un conflitto a fuoco col capitano dei carabinieri Perenze. Fu Renzo a scoprire per primo che a uccidere Giuliano era stato invece suo cugino Pisciotta, il che rendeva ancora più drammatico l'avvenimento. Ma il caso Giuliano, l'Europeo - allora diretto da Arrigo Benedetti - lo aveva affidato a un altro cronista, Tommaso Besozzi, che da mesi si dannava l'anima in Sicilia e aveva scritto corrispondenze bellissime. Renzo non volle defraudarlo di quella finale e sensazionale rivelazione, e gliel'attribuì interpolandola in uno dei suoi articoli (...

) È stato l'amico fraterno e disinteressato di tutti, il compagno delle ore difficili, l'arbitro e il paciere delle piccole controversie che anche nella nostra redazione ogni tanto scoppiano. Il monumento alla lealtà.
Indro Montanelli - 20 agosto 1983

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