La voce finale è quella di Arthur Bispo do Rosário: il suo Resoconto del mio passaggio sulla Terra è l'ultimo dei racconti e quello che dà il titolo all'intera raccolta di Daniel Mason. Mason è scienziato di formazione - nato a Palo Alto nel 1976, laurea in Biologia a Harvard e in Medicina alla University of California - ma scrittore di professione: il suo romanzo d'esordio, L'accordatore di piano (Beat, 2020), è stato un successo internazionale. Dopo Soldato d'inverno e Un paese lontano, Neri Pozza porta in Italia i suoi racconti, dove nel titolo originale, al posto della parola «resoconto», figura «Registry». Ora, registrare e classificare è proprio ciò che fanno alcuni dei protagonisti di queste storie, brevi, essenziali, allusive e anche commoventi: uno su tutti, Arthur Bispo do Rosário, che cerca di «mettere ordine nel mondo» per conto di Dio, che gli ha affidato questa missione fin da bambino. Mason non è l'unico scrittore ad essere affascinato da Arthur Bispo do Rosário (1909-1989), artista brasiliano oggi osannato, ma emarginato e rinchiuso in manicomio durante la sua vita, trascorsa fra povertà e umiliazioni. Con il suo filo e gli oggetti recuperati che gli capitava di trovare, tesseva la trama del mondo, lo abbelliva, lo preparava per essere mostrato in Paradiso: lo giudicarono folle, ma che cosa fa l'arte, se non proprio questo?
Anche Mason, con i suoi racconti, lega con un filo esistenze distanti, nel tempo e nello spazio, e diversissime fra loro: la raccolta si chiude con la follia generosa e illuminante di Bispo do Rosário, che attraversa il Novecento, ma si apre con la violenza di un match di pugilato nella Bristol del primo Ottocento. Burke, campioncino in erba, deve sfidare un avversario mastodontico e brutale, il Guercio: la morte certa sembra il suo destino, in un incontro - lo capisce troppo tardi - in cui lui è soltanto la vittima sacrificale per il trionfo del rivale. Dovrà rifarsi alla saggezza di un maniscalco: «Vuoi vincere o vuoi fargli male? Perché sono due cose diverse. Dài retta al pastore Browne: la rabbia serve, ma non basta».
E poi c'è una madre che vede il figlio sciuparsi sotto i suoi occhi, e c'è un medico che si ritrova alle prese con il suo doppio che, accidenti, è molto meglio di lui, più brillante, più abile sul lavoro, più simpatico in società, più bravo a letto con la moglie... Che invidia, per questo doppio insopportabile, che gli ruba l'esistenza. E c'è anche un faraone che vuole scoprire l'età del genere umano, l'origine del linguaggio, la profondità del Nilo e, siccome l'antropologia e la filosofia non lo soddisfano, schiavizza centinaia di bambini per esperimenti surreali e impietosi.
Infine, un catalogatore per eccellenza, Alfred Russell Wallace (1823 - 1916), anche detto «il collezionista di insetti e bestie strane». Anche noto perché, in qualche modo, fra intuito e febbri misteriose, dai suoi viaggi in Papuasia e Thailandia e dai suoi interminabili inseguimenti di farfalle, fossili, scarabei, libellule, falene e locuste (ne registrò circa diecimila specie diverse) arrivò all'incirca alle stesse conclusioni di Charles Darwin sull'evoluzione naturale.
Scrisse un trattatello, che spedì a Darwin da Oltremare, e attese per mesi una risposta dal grande scienziato. Ma tutto taceva dall'Inghilterra ordinata, dove la scienza prendeva piede, con le classificazioni ma senza la follia. E nessun segnale giunse mai all'inclassificabile Alfred, nella sua tana nella giungla.
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