Roma - Le nuove norme sulla responsabilità civile dei giudici costituiscono un "rischio" per i "principi di autonomia e indipendenza della magistratura". Lo scrive il Consiglio superiore della magistratura in un parere sull’emendamento Pini, che prevede oltre al dolo e alla colpa, anche la manifesta violazione del diritto da parte delle toghe. Il parere, elaborato dalla sesta commissione, è stato approvato dal plenum del Consiglio con 19 voti favorevoli e quattro contrari, quelli dei consiglieri laici del Pdl Annibale Marini, Filiberto Palumbo, Bartolomeo Romano e Nicolò Zanon che, sollevando la questione della coincidenza temporale tra l’approcazione del parere e l’avvio della discussione alla Camera sull’emendamento alla legge Comunitaria, hanno denunciato il rischio che il Csm si comporti come una "terza Camera", e riproposto la questione dell’opportunità di fornire pareri, anche non richiesti, sull’attività legislativa del Parlamento. Affidata a una citazione la replica del vicepresidente del Csm, Michele Vietti: "Se non ora quando?", ha detto Vietti, ricordando che, nello "spirito di leale collaborazione" che anima l’attività del Consiglio è doveroso esprimersi prima che le norme siano approvate, anche per "segnalare al ministro eventuali ricadute negative". Dopo, ha sottolineato Vietti, si tratterebbe di un "intervento tardivo".
Rischio all'autonomia delle toghe Il Consiglio Superiore della Magistratura dunque boccia la proposta di modifica, in discussione al Parlamento, della responsabilità civile dei magistrati, poiché viene ritenuta un rischio "all’autonomia dell’ordine e all’indipendenza dei singoli magistrati". Nel documento approvato dal plenum si sottolinea che "è evidente che un rischio eccessivamente elevato di incorrere in responsabilità civile diretta o indiretta, avrebbe un effetto distorsivo sull’operato dei magistrati, i quali potrebbero essere indotti, al fine di sottrarsi alla minaccia della responsabilità, ad adottare, tra più decisioni possibili, quella che consente di ridurre o eliminare il rischio di incorrere in responsabilità, piuttosto che quella maggiormente conferme a giustizia".
Manifesta violazione del diritto In particolare si sottolinea che nella proposta di legge "il mero riferimento alla manifesta violazione del diritto conduce ad una dilatazione dell’istituto tale da ricomprendere nel suo ambito applicativo anche condotte connotate da colpa live, interpretazioni non conformi ai precedenti ovvero casi di mera responsabilità oggettiva". La nuova norma se approvata prevede anche la soppressione della clausola di "salvaguardia" che è contenuta nel secondo comma dell’articolo 2 della legge 117 del 1988: "L’eliminazione della clausola di salvaguardia - si legge nel parere del Csm - che tutela l’interpretazione normativa e la valutazione del fatto, pongono seriamente in rischio i principi di autonomia ed indipendenza della Magistratura e la diffusività dell’esercizio della giurisdizione come sino ad oggi conosciuti e delineati nella Costituzione". "Fa parte dei doveri del Csm - ha detto il consigliere togato Vittorio Borraccetti - quello di intervenire sulle materie di giustizia. Abbiamo il dovere e il diritto di occuparcene".
"È anomalo e paradossale - ha sottolineato il presidente della Cassazione Lupo - che un adattamento a una legge comunitaria sia invece in contrasto con il diritto dell’Unione europea. Infatti l’articolo 47 della Carta di Nizza impone come garanzia fondamentale l’indipendenza del giudice mentre l’attuale formulazione della norma prevede la responsabilità diretta del giudice senza limiti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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