"Resto al Rigopiano, sono più al sicuro". Ma adesso risulta tra i dispersi

La testimonianza su un disperso

"Resto al Rigopiano, sono più al sicuro". Ma adesso risulta tra i dispersi

“Noi abruzzesi siamo abituati alla neve, specie sul Gran Sasso, ma una cosa del genere non l’avevo mai vista in vita mia…”. È martedì scorso. Luca Marzucca, 23 anni, ha concluso una due giorni rilassante al resort Rigopiano. Viene da Contrada Nasuti, Lanciano. Lui e la sua compagna si sono rilassati con il percorso benessere nella spa. Esce nel parcheggio per liberare l’auto sommersa dalla neve, dopo due giorni di bufera. Gli dà una mano Luciano Caporale, che ha un salone di bellezza a Castel Frentano. Luciano e Luca si sono incontrati casualmente al Rigopiano, per entrambi è la prima volta in quell’angolo di benessere noto a molti abruzzesi. Si conoscono da una vita, Luciano è stato dirigente della squadra di pallavolo del paese, la Spadano Volley, in cui giocava Luca, poi diventato amico del figlio Nicola. Luciano Caporale e la moglie Silvana Angelucci sono tra i dispersi della tragedia bianca.

Cosa vi siete detti nel parcheggio lei e Luciano?

“Come me anche lui aveva concluso il suo soggiorno, quel martedì. Ma la direzione del resort aveva detto che c’erano posti liberi per chi avesse voluto prolungare il soggiorno causa neve. Luciano ha deciso che sarebbe partito il mercoledì. Gli sembrava più sicuro che affrontare un viaggio con condizioni stradali così precarie, soprattutto per il ghiaccio, oltre che per la neve”.

Quanta neve c’era?

“Sono arrivato domenica verso le 21, c’erano 10-15 centimetri. Martedì aveva smesso di nevicare, ma nel frattempo il livello era salito a due metri almeno!”

Come avete fatto ad andare via?

“Alle quattro del pomeriggio sono arrivati due mezzi spazzaneve e 6-7 auto si sono accodate per arrivare a valle, a Farìndole. Per fare una ventina di chilometri ci abbiamo messo un’ora e un quarto”.

Il clima nella struttura com’era? C’era tensione, paura di restare bloccati a causa della neve?

“Era tutto tranquillo. E il resort era abituato a frane. Ma c’era un fitto bosco a fare da barriera naturale. E poi c’era il gestore, il signor Roberto, che lavorava sempre con i manutentori per rimuovere la neve attorno al resort, anche usando un escavatrice, controllare che tutto fosse a posto”.

Ha sentito i figli di Luciano, Nicola ed Elia?

“Ho provato a chiamarli, ma al cellulare sono irraggiungibili. Immagino siano a Penne, all’ospedale, ma poi non ho voluto insistere”.

La scelta di restare in albergo per affrontare il viaggio di rientro in sicurezza, magari con meno neve in strada. A Luciano martedì è apparsa la cosa più logica da fare, perché il Rigopiano appariva ed era più sicuro della strada. La tragedia bianca del Gran Sasso è fatta di atrocità come queste.

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