Il ricatto, ospedali: gli affitti d’oro degli "sciacalli del dolore"

Di fronte all’Istituto Tumori, al Besta e allo Ieo, gli annunci fai-da-te offrono mono e bilocali a 60 euro al giorno. Nella fretta i parenti dei pazienti cadono spesso nella trappola e pagano in nero fino a duemila euro al mese

Monolocali a 60 euro al giorno, bilocali a quasi 2mila euro al mese. Il racket della sofferenza non conosce pietà. Di fronte all’istituto dei Tumori di via Venezian, ma anche vicino al Besta, allo Ieo e ai principali ospedali milanesi, i pali e i muri sono tappezzati da bigliettini fai-da-te: «Affitto appartamento, solo ai familiari dei degenti, brevi periodi». E, neanche a dirlo, l’affitto è rigorosamente in nero. Tanto nessun parente con il figlio o la madre in terapia in ospedale si prenderà mai la briga di denunciare il reato. Sono persone che hanno bisogno di una sistemazione veloce e che hanno ben altre preoccupazioni per la testa. Cadere nella trappola degli sciacalli è un attimo. Basta chiamare uno dei numeri di cellulare indicati sui volantini abusivi per rendersi presto conto del giro di affari che c’è dietro le offerte di appartamenti in nero. Spesso chi affitta è proprietario di tre o quattro bilocali nella zona dell’ospedale e, a conti fatti, nei periodi migliori si mette in tasca qualcosa come 7mila euro in un mese. Puliti puliti. Le trappole per i parenti dei malati sono tese anche via Internet. Sui siti e sulle bacheche on line si trova di tutto, ma il mercato del «turismo sanitario» sembra essere un mondo a sé, con prezzi più altri di almeno il 30 per cento rispetto agli altri annunci. «Affitto economico - si legge in un’offerta pubblicata su web -: zona San Raffaele, 60 euro al giorno». E ancora: «Via Venezian, monolocale a 50 euro al giorno, per risparmiare porta asciugamani e lenzuola». «Vicinanze Besta, appartamento di 30 metri quadrati a soli 40 euro al giorno». Dietro la voce «uso foresteria» e «brevi periodi» si celano delle autentiche fregature e ci si prende la licenza di gonfiare i prezzi all’inverosimile, molto più che per un normale affitto di un mese. Oltre al danno, la beffa: spesso in via Venezian, di fronte all’ingresso dell’istituto dei Tumori, capita di imbattersi in ragazzini che distribuiscono i volantini delle agenzie di credito: prestiti immediati, con tassi da capogiro. Spesso, nella fretta, i parenti dei pazienti accettano pure queste folli proposte. In base a una ricerca della Camera di commercio, risulta che in un anno sono più di 200mila le persone che accompagnano un familiare all’ospedale e lo assistono per tutta la degenza. Di questa cifra, oltre il 60 per cento arriva da fuori Lombardia e il 42 per cento si arrangia come può con la tecnica del passa parola, senza chiedere consiglio in ospedale. Tra affitto, cibo e spese di trasporto, il turismo sanitario genera introiti per circa 100 milioni di euro all’anno. Se si considera che i cicli di dialisi, chemio o radioterapia durano tutti più di una settimana, ci si può immaginare le spese a cui vanno incontro tante famiglie. Un modo per non finire nel circuito degli affitti in nero c’è. Da anni le associazioni di volontari come la Legatumori o Prometeo cercano di combattere il mercato degli «aguzzini» con alternative più accessibili. «Si rivolgono a noi circa 6mila persone all’anno - spiega Claude Fusco, responsabile del settore assistenza della Lilt -. Se qualcuno ha particolari difficoltà economiche, pensiamo noi a tutto: all’alloggio in strutture convenzionate con la nostra associazione e anche alle spese per il viaggio di rientro». Le strutture convenzionate sono una ventina: le meno costose sono quelle gestite dalle parrocchie, dove si può trovare una stanza a soli 10 euro al giorno o poco più. Parecchie sono a pochi passi dall’ospedale o comunque vicine ai mezzi pubblici. Alcune case di accoglienza offrono addirittura la possibilità di pagare 10 euro la prima notte e 8 euro le notti successive.

I volontari che operano all’interno dei reparti forniscono gli elenchi completi delle residenze, con tanto di referente da contattare per non essere raggirati dai furbetti appostati fuori dall’ospedale. «Gli affitti in nero sono una follia - spiega una volontaria - Noi non ci rivolgiamo mai ai proprietari delle case in zona ospedale nemmeno quando non abbiamo disponibilità nei nostri alloggi».

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