Torna la visione spartana della vita secondo cui lessere che non corrisponda al modello estetico-fisico, direi alla pura forma platonica, non ha diritto alla vita. Luomo si sostituisce così alla selezione della Natura e si appropria del diritto di scartare implacabilmente il prodotto scadente così come accade nella lavorazione industriale.
La coscienza invoca a suo alibi il diritto di correggere gli sbagli di Dio che nella mentalità comune regola il funzionamento, se non il destino della Natura.
Innanzitutto chi stabilisce che un essere menomato non nasconda invece in sé il genio, soprattutto scientifico, come accade ed è accaduto con esempi clamorosi? Chi stabilisce che nel Down non regni una sua incontenibile gioia, e quindi una sua soddisfazione di vita?
Non è perciò il caso di ribadire che il modello delluomo non è anatomico e mentale, bensì spirituale e ha i suoi modi, anche incomprensibili, di esprimersi e non solo interiormente?
Il fatto accaduto a Milano merita tutto il raccapriccio che è dilagato sui giornali sullaborto presuntuosamente selezionatore della qualità della vita; ma è il caso di coinvolgere anche nel pietoso incidente la responsabilità morale dei genitori che rifiutano i figli probabilmente Down.
La carità avrebbe invece richiesto unaccoglienza pari, anzi superiore, a quella riservata al fratello sano; chi ha il diritto di rigettarlo invece di supplire con lamore a ciò che gli è stato negato?
Se il linguaggio non fosse un po fuori luogo si potrebbe dire che il caso, non Dio, si è vendicato del cuore duro delluomo e della sua stoltezza. Il caso rappresentato dallerrore umano pare essere stato delegato a infliggere il grande dolore che oggi fa certamente rimpiangere la soppressione di quellesserino innocente che idealmente confidava nellabbraccio di coloro che lo avevano generato come conforto del difetto della natura.
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