Roma - La Corte costituzionale ha stabilito che solo il giudice civile è autorizzato a controllare la veridicità delle firme per la presentazione di liste e candidati alle elezioni. Per questo, visto che i tempi della giustizia civile sono in genere superiori a quelli della durata di una legislatura, Roberto Formigoni e Roberto Cota, presidente di Lombardia e Piemonte, possono dormire sonni tranquilli. I loro seggi sono "salvi".
All'arrivo della notizia è scoppiata la bagarre in consiglio regionale a Torino. Alle 15, a inizio seduta di un consiglio straordinario convocato su altri temi, dai banchi della Lega ha iniziato a parlare il capogruppo del Carroccio Mario Carossa. "Oggi è successa una cosa importante...". Ma subito il presidente del Consiglio Valerio Cattaneo l'ha bloccato sostenendo che non era all'ordine del giorno il caso Giovine né la decisione della Consulta.
Molto amaro il commento di Mercedes Bresso, ex presidente della regione Piemonte: "Purtroppo la Corte non ha riconosciuto la particolarità del procedimento giudiziario in materia elettorale, vorrà dire che per avere giustizia in caso di elezioni palesemente truccate bisognerà aspettare oltre la durata dei mandati politici". A stretto giro di posta arriva la replica dell'assessore regionale al lavoro, il leghista Massimo Giordano: "Per oltre un anno abbiamo assistito all'intento dell'ex presidente Bresso di ribaltare, per via giudiziaria, l'esito del risultato elettorale che ci ha portati alla guida del Piemonte. Finalmente questa vicenda si è chiusa con l'esito che tutti conosciamo. E' miseramente fallito il tentativo - precisa - fuori dalle urne elettorali, destabilizzante e causa di un grave danno d'immagine per il Piemonte, di non considerare valida la scelta dei cittadini piemontesi che hanno voluto Cota e l'amministrazione di centrodestra alla guida della Regione".
Protestano molto duramente i radicali. "La conseguenza della decisione della Consulta - scrive Marco Cappato della Lista Bonino-Pannella alla presidenza della Lombardia al Capo dello Stato - non riguarda soltanto le elezioni regionali del Piemonte, né soltanto quelle della Lombardia, dove noi Radicali abbiamo portato le prove della gigantesca truffa elettorale compiuta nella presentazione delle liste di Formigoni, con un migliaio di persone che hanno confermato in Procura della Repubblica di non aver mai firmato quelle liste.
La conseguenza della sentenza di oggi significa, per il futuro del Repubblica italiana da lei presieduta, che d'ora in poi sarà ufficialmente impossibile per chiunque ottenere giustizia contro una qualsiasi, anche se gravissima, truffa elettorale in tempo utile prima della fine del mandato di chi è stato eletto grazie a quella truffa, ad ogni livello locale o nazionale che sia". "Noi radicali, signor Presidente, ricorreremo nelle sedi internazionali - prosegue Cappato - contro questo Stato fuorilegge da lei presieduto".
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