Ricucci-Montezemolo, è muro contro muro

Francesco Casaccia

da Roma

È stato a lungo in silenzio, come ogni buon scalatore. Poi, di fronte all’ennesimo attacco di Luca Cordero di Montezemolo e dei suoi amici, ha deciso di rispondere. Per le rime. Con una nota dai toni aspri, l’immobiliarista Stefano Ricucci ammette di non riconoscersi in questa Confindustria targata Montezemolo. Ed è solo l’antipasto, perché il comunicato contiene una serie di attacchi al leader degli imprenditori e presidente della Fiat con un siluro finale: «Quale gruppo del valore di Magiste ha costruito Montezemolo?».
La guerra non è scoppiata per caso e non è frutto di antipatie personali (che potrebbero anche esserci), ma ha una ragione precisa: il controllo della Rizzoli-Corriere della Sera, azienda quotata in Borsa dove la Fiat possiede oltre il 10% delle azioni. Ricucci sta acquistando titoli e ha superato il 18,1%. Anzi, ha annunciato di voler andare oltre la soglia del 20%. Perché Montezemolo e i suoi amici (con in testa il patron della Tod’s, Diego Della Valle) hanno preso di mira Ricucci? Forse perché Ricucci «sta dando fastidio ai poteri forti», come dice Silvio Berlusconi? O forse perché vuole entrare in quello che viene considerato, a torto o a ragione, «il salotto buono» della finanza italiana? Sta di fatto, che il botta e risposta, ormai è quotidiano. Il nocciolo duro di Rcs è compatto. Tanto che ieri, Marco Tronchetti Provera ha assicurato che «le azioni si contano, in Rcs ci sono degli azionisti, che hanno la maggioranza, che non hanno intenzione di vendere. Lo hanno detto pubblicamente. Purtroppo in Italia - aggiunge - quando si dice qualcosa pubblicamente, il giorno dopo qualcuno dice che non è vero e tutti si accodano. Codicillo o non codicillo - conclude - ci sono azionisti che hanno preso un impegno pubblicamente e devono crederci fino in fondo».
La saga finanziaria offre spunti quotidiani. Fin da quando, all’assemblea di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo parlò di «capitali misteriosi». Il nome di Stefano Ricucci non c’era nella relazione del presidente degli industriali, ma a nessun cronista era sfuggito il link con l’immobiliarista romano e la sua scalata alla Rcs. Un’escalation che, alla fine, ha prodotto una secca nota di replica. Per cominciare, Ricucci dichiara apertamente di «non riconoscersi in questa Confindustria» sia come imprenditore che come cittadino. Poi passa al «dottor Montezemolo». Senza troppi giri di parole, dice che il presidente della Fiat «ha rappresentato una sorpresa non proprio positiva». «Non ho visto - continua Ricucci - alcuna creazione di ricchezza, semmai una serie di affermazioni di principio sui mali che affliggono l’industria italiana rilasciate nelle sedi più disparate». Insomma, «tante parole, ma pochi fatti».
«Curiosa» definisce Ricucci la «tendenza veterocapitalista del dottor Montezemolo» di voler distinguere tra immobiliaristi buoni e cattivi. Tra chi costruisce palazzi e chi si limita a fare trading nella finanza immobiliare. In questo modo, però, «nel purgatorio degli immobiliaristi vanno inseriti a pieno diritto importanti player nazionali e internazionali, quali ad esempio, Pirelli Re e il suo amministratore delegato, Carlo Puri Negri, più una variegata serie di gruppi bancari, industriali e assicurativi». Gruppi che, come Magiste, effettuano compravendita e valorizzazione sul mercato attraverso molti strumenti finanziari. E così, conclude Ricucci, «nell’arco di 25 anni di lavoro ho potuto costruire un gruppo da 2,5 miliardi di euro di valore. Sarei curioso di sapere quale gruppo produttivo di tale valore ha costruito il dottor Montezemolo in eguale periodo di tempo».
Qui termina la nota di Ricucci, non certo la vicenda. È possibile che arrivi una «moratoria», una sorta di «tregua» in occasione delle prossime nozze dell’immobiliarista con Anna Falchi. Ma non è detto. E anche se da viale dell’Astronomia parlasse il silenzio, le bordate potrebbero partire da altri.

Come, per esempio, Diego Della Valle che, al convegno dei giovani di Confindustria di qualche settimana fa a Santa Margherita Ligure, ha chiesto alla politica di intervenire di fronte «all’assalto all’arma bianca di qualche lanzichenecco che, con coperture compiacenti, fa quello che vuole, saltando sopra le regole». Toni durissimi per una saga finanziaria che promette ancora scintille.

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