"La riforma taglia la pressione fiscale"

De Palma (Fi) e Congedo (FdI) spiegano le mosse del governo. Colpo alla burocrazia

"La riforma taglia la pressione fiscale"
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«Attraverso questa riforma fiscale vogliamo raggiungere un obiettivo semplice e trasparente: ridurre la pressione tributaria e al tempo stesso avere meno adempimenti burocratici e, anche grazie alle misure sulla digitalizzazione, dia la possibilità ai cittadini di adempiere all'obbligo del pagamento delle tasse attraverso un percorso più snello che eviti di commettere errori». Lo ha dichiarato Vito De Palma (Forza Italia), nel corso del convegno Chi paga le tasse in Italia?, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

«Stiamo procedendo anche con un sistema di razionalizzazione delle detrazioni - ha continuato De Palma - che eviti di utilizzare risorse che invece possono essere destinate al ceto medio, coloro che necessitano di aiuto nell'adempimento fiscale. Inoltre dobbiamo migliorare l'efficacia della spesa pubblica e per farlo dobbiamo allargare la base imponibile per avere maggiori disponibilità. Non vogliamo mettere le mani sempre nelle tasche degli stessi cittadini ma intendiamo scovare quelle sacche di evasori cronici che non adempiono al pagamento delle imposte».

Secondo Saverio Congedo (FdI) «la nuova riforma è tra le priorità del programma di governo di Giorgia Meloni. In perfetta sintonia con le riforme che sono state chieste dall'Unione europea in sede di attuazione del Pnrr, assieme a semplificazione, giustizia e pubblica amministrazione. Una riforma non più rinviabile per un sistema che risale agli anni '70. Era inevitabile mettere mano a un sistema particolarmente farraginoso che nel corso degli anni si era stratificato in tantissime norme, spesso incomprensibili anche per gli addetti ai lavori. Gli obiettivi sono: ridurre la pressione tributaria, semplificare la normativa e ridurre la tassa occulta della burocrazia fiscale. In termini di risorse lo Stato ha incassato 33,5 miliardi in più nei primi nove mesi dell'anno rispetto al 2023, dunque: pagare meno, pagare tutti sta registrando risultati positivi. Anche il concordato fiscale al di là del tecnicismo è una tessera del puzzle della riforma tesa a modificare completamente il rapporto tra fisco e contribuente, quindi un fisco più vicino non vessatorio».

Daniele Manca (Pd) giudica negativamente «l'uso di concordati, condoni e ravvedimenti, che indeboliscono la credibilità del sistema fiscale basato sulla progressività e la fedeltà fiscale. Pagare le tasse dovrebbe garantire servizi essenziali come istruzione e sanità, ma queste misure minano la fiducia tra cittadini e Stato. Invece di tagliare le tasse indiscriminatamente, si dovrebbe ridurre la pressione fiscale in modo progressivo partendo dalle fasce di reddito più deboli. La linea attuale del governo, invece, rischia di penalizzare chi ha più bisogno di sostegno, mentre promette una crescita economica poco realistica».

Anche Emiliano Fenu (M5s) critica il sistema fiscale attuale, definendolo insostenibile per piccole imprese, lavoratori dipendenti e autonomi, e propone una riduzione delle imposte per queste categorie. Al contrario, suggerisce di aumentare la tassazione su grandi ricchezze e colossi del web.

Accusa il governo di aver complicato ulteriormente la dichiarazione dei redditi, aggiungendo nuovi adempimenti, come quelli legati al Concordato Preventivo Biennale, causando difficoltà ai commercialisti. Sebbene sia stata concessa una proroga al 12 dicembre, c'è chi chiede l'abbandono di questa misura per semplificare il pagamento delle imposte.

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