Riforme, il Cav rilancia: federalismo e giustizia Nel governo entra La Destra e Pannella lo aiuta

Il presidente del Consiglio rilancia su intercettazioni e processo breve. E promette: "Fermeremo la possibilità che i pm impugnino la legge e la Consulta la abroghi in osservanza dei desideri dei pm". Poi parla del voto: "Le vinceremmo, ma sarebbero un danno". Nell'esecutivo un ministro di Storace e i Radicali appoggiano Berlusconi

Riforme, il Cav rilancia: federalismo e giustizia 
Nel governo entra La Destra e Pannella lo aiuta

Roma - "La ripresa è ancora lenta, ma daremo una frustata al cavallo dell'economia". Il premier torna a parlare di lavoro, imprese e futuro del Paese. E fissa i punti cardine dell'operato futuro del governo. Riscrivere l'articolo 41 della Costituzione per "cancellare il medioevo" nel quale si trovano a operare le imprese, stop alle autorizzazioni edilizie, ma solo controlli ex post. Insomma, anche se la crisi deve ancora finire, il premier si mostra fiducioso sul futuro del Paese. "Andremo avanti con la grande riforma del federalismo fiscale con una grande operazione che permetterà di avere un unico codice fiscale e che ridurrà il prelievo sulle imprese".

Le mosse dell'esecutivo Il governo andrà avanti "col piano casa, che le regioni non hanno mandato avanti con la speditezza che ci aspettavamo" e con "la riforma servizi pubblici locali", ha annunciato il presidente del Consiglio, che poi ha continuato a illustrare i punti del programma. "Andremo avanti col federalismo fiscale e con una grande riforma tributaria", mandando in soffitta "un impianto fiscale che risale a 40 anni fa" e costituito "una giungla leggi". Nell’agenda del governo, ha aggiunto il premier, ci sarà anche il "quoziente familiare per le famiglie con più figli" e la riduzione del "prelievo complessivo sulle imprese".

L'attacco all'opposizione L'opposizione è "rimasta comunista e invidiosa", una "sinistra statalista che distrugge lavoro e futuro", che sa solo pensare alla patrimoniale e che ha "tolto fiducia ai giovani". Parole forti quelle del premier che poi tranquillizza dicendo che il governo andrà avanti con il suo programma, nonostante tutto e tutti. "Ho la pella dura e vado avanti", ha commentato il Cav. "L’opposizione continua a remarci contro, il Pd è il partito del vecchio, non ha un leader riconosciuto e non ha una linea precisa", ha aggiunto il premier. Poi l'attacco nei confronti della magistratura. "La sinistra usa le toghe politicizzate". "Il Pd è tenuto insieme solo da una volontà pervicace di farmi fuori - ha concluso il premier- e non esita a tentare in tutti i modi anche attraverso la scorciatoia giudiziaria".

Il governo lavora bene "Io resto al mio posto, stiamo governando bene. A questo governo non ci sono alternative". Ha detto Silvio Berlusconi. Sull'eventualità di elezioni anticipate il premier ha commentato: "Io sono sicuro che quando torneremo a votare saremo vincenti, ma non lo faremo subito, perché sarebbe un grande danno per il nostro paese, perché avremmo una caduta di governabilità". "Sapendo di contare sulla fiducia degli italiani, continueremo a lavorare, forti anche di un vostro apporto al governo, senza farci scalfire dall’ennesimo tentativo che hanno portato ogni volta al fallimento e alla disfatta chi li ha promossi, e falliranno anche questa volta", ha ribadito il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "Gli italiani non si fanno prendere in giro dai diffamatori di professione".  

Il rapporto con la Lega "La Lega è un alleato solido ed è sempre stato un alleato leale". Berlusconi ha poi annoverato tra gli alleati anche la Destra di Storace e il gruppo dei Responsabili di cui fa parte Scilipoti, "che è la terza forza che darà alla nostra maggioranza la possibilità di lavorare bene in Parlamento".

Caso Ruby "Il fatto che mi viene addebitato è un fatto che non sussiste, ho giurato sui miei nipoti e sui miei figli". Così il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato a parlare sull’inchiesta che lo riguarda. In collegamento telefonico con il convegno del movimento di responsabilità nazionale ha aggiunto: "In tutti questi anni ho avuto 10 assoluzioni, 14 archiviazioni. Evidentemente ci sono giudici a Berlino". Le intercettazioni non sono da Paese libero", ha concluso il Cav.

Intercettazioni e processo breve Riforma delle intercettazioni, limitate solo alle indagini sui reati più gravi, e processo breve. Sono le due riforme che il presidente del Consiglio rilancia nel suo intervento telefonico all’assemblea lombarda dell’Adc di Pionati. "Stiamo preparando quella riforma che Fini e i suoi ci bloccavano, presenteremo presto in parlamento - fa sapere il premier - una legge in cui le intercettazioni possono essere fatte solo in indagini che riguardano reati di criminalità organizzata, pedofilia, omicidio e terrorismo. Oggi - ha detto Berlusconi - non siamo più bloccati nella presentazione della riforma sulla giustizia. Possiamo andare avanti e cambiare quelle cose che non vanno e che non possiamo tollerare". Il premier è tornato quindi sul tema delle intercettazioni: "Non c’è libertà in un Paese in cui telefoni e non hai la certezza dell’inviolabilità della tua conversazione. Questo rappresenta la barbarie, è il contrario della libertà" anche perché le "intercettazioni possono essere facilmente manipolate, si possono trascrivere in modo diverso dalla realtà. Le intercettazioni nei processi sono escluse come prove e non possono valere come prova né per l’accusa né per la difesa". Ma Berlusconi promette di riprendere anche il tema del "processo breve" perché la lunghezza dei processi "è inaccettabile".

Il connubio pm-Consulta "Quando il parlamento fa una legge non ci deve essere più questa possibilità che i pm impugnino la legge e la Corte Costituzionale la abroghi in osservanza dei desideri dei pm" ha auspicato il premier. Durante il colloquio il Cavaliere è tornato sulla questione della durata di processo che, ha ribadito, "va cambiata". Per Berlusconi: "Non si può continuare ad accettare che un cittadino sottoposto a processo e assolto possa essere richiamato in Appello o in Cassazione - ha aggiunto -. I Pm lo fanno sempre per puntiglio o per antipatia personale o politica". La conseguenza sarebbe quella di "rovinare la vita delle persone nei gironi infernali dei processi.

È una legge che avevamo già fatto - ha rivendicato il premier -, ma come per tutte le leggi che non piacciono ai pm, i pm le impugnano e le portano davanti alla Corte Costituzionale, formata da 11 giudici provenienti dall’area di sinistra e solo 4 da destra, e l’hanno abrogata. Questa è una cosa che non possiamo più accettare".

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