Riforme, Fini al Pdl: non cambi le regole da solo

Nuovo diktat del presidente della Camera sull'ipotesi di riforme messa in campo negli ultimi giorni: "La maggioranza non può riscrivere le regole a proprio piacimento". Ma Schifani lo frena: "Condividere le riforme è sempre auspicabile, ma ritengo che si stia perdendo del tempo prezioso"

Riforme, Fini al Pdl: non cambi le regole da solo

Roma - Nuovo diktat del presidente della Camera sulle ipotesi di riforme avanzate negli ultimi giorni: "La maggioranza non può riscrivere le regole a proprio piacimento". Ma il presidente del Senato, Renato Schifani, lo frena: "Condividere le riforme è sempre auspicabile, ma ritengo che si stia perdendo del tempo prezioso".

Riforme condivise e maggioranza "Sarebbe certamente un momento difficile per il nostro paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che in una democrazia dell’alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile, le regole che devono impegnare tutti gli italiani". Secondo il presidente della Camera, "riscrivere le regole deve necessariamente comportare l’impegno per una riscrittura che sia quanto più possibile condivisa. Perchè le regole riguardano tutti, perchè le istituzioni della Repubblica sono le istituzioni di ogni italiano". Fini ha, poi, spiegato che "è proprio la nostra Costituzione ad indicare con chiarezza le modalità attraverso le quali è possibile modificare la Costituzione".

Il corpo elettorale "E' certamente possibile farlo avvalendosi di maggioranze ordinarie, ma in quel caso si è sottoposti all’assenso dell’unico soggetto che in una democrazia è sovrano: il corpo elettorale". "L’esperienza recente - ha sottolineato Fini - deve insegnare a tutti che se vogliamo riforme condivise in grado di gettare solide basi di credibilità delle istituzioni per il prossimo futuro, non ci si deve stancare di cercare di cercare il confronto ed evidenziare positivamente quello che può unire, mettendo in disparte o in secondo piano ciò che può dividere". Passando poi dal tema delle riforme istituzionali a quello delle riforme strutturali, il presidente della Camera ha osservato infine che "il Paese non può continuare a dilaniarsi come in una perenne campagna elettorale".

Integrazione e legalità "Non vi può essere integrazione senza legalità", ha detto Fini spiegando che "ci si integra solo se si è disposti a vivere in condizioni di rispetto della legalità". "Se è doveroso da parte dell’Italia rispettare la cultura d’origine e le identità delle donne e degli uomini che vengono a partecipare con il loro lavoro alla crescita della nostra società, dobbiamo anche chiedere loro di rispettare le nostre leggi, parlare la nostra lingua, mandare i figli nelle nostre scuole, far proprio il valore della dignità della persona che è alla base della nostra cultura". Il presidente della Camera ha, poi, ribadito che "non si possono reclamare solo diritti senza essere pronti ad adempiere ad altrettanti precisi doveri". Per Fini "l’integrazione non può significare chiudere gli occhi di fronte ad autentiche enclave, dove non si rispettano le leggi e i diritti e non si chiede l’integrazione. Infine il Presidente della Camera ha sottolineato che »serve l’impegno della politica, delle istituzioni e dei cittadini per rendere possibile un nuovo patto di cittadinanza".

La replica di Schifani "Condividere le riforme è sempre auspicabile, ma ritengo che si stia perdendo del tempo prezioso; è già passato un anno e mezzo dall’inizio della legislatura e non si è fatto nulla", ha replicato il presidente del Senato, Renato Schifani, a margine del decennale della facoltà di giurisprudenza dell’università Lumsa.

"Le nuove regole sono note da più anni - ha aggiunto - se ne parla dai tempi della bicamerale. Ritengo che tutti i partiti debbano avere un sussulto di volontà politica per mettersi attorno a un tavolo e fare presto nell’interesse del Paese".

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