Rimedio alla crisi: via subito un po’ di tasse

La produzione industriale cala, l’inflazione sale, le famiglie sono in affanno e verrebbe voglia di concludere sul ponte sventola bandiera bianca. Ciò che sta accadendo in questi mesi era già stato previsto e denunciato nel dibattito sull’ultima legge finanziaria. Spiegammo più volte che nel 2008 lo sviluppo del Paese avrebbe registrato una brusca frenata continuando ad essere, tra l’altro, la cenerentola d’Europa per tasso di crescita. Eravamo facili profeti perché già nel 2006 con un’Europa che cresceva in media del 2,7% l’Italia si fermava all’1,9 e l’anno successivo all’1,7 mentre la zona euro si è attestata sul 2,3%. Un primato negativo, dunque, che dura da dodici anni e dal quale non riusciamo ad affrancarci.
Il previsto rallentamento dell’economia europea nel 2008 farà crollare l’Italia al di sotto di un tasso di crescita dell’1%. In questo quadro il miglioramento dei conti pubblici, con tutto il rispetto delle mille opinioni contrastanti, è prevalentemente legato all’aumento delle tasse e all’incremento dei balzelli locali, comunali e regionali. La reticenza di Padoa-Schioppa sull’argomento la dice lunga perché ad oggi, nonostante mille interrogazioni parlamentari, il governo non sa spiegare le ragioni del miglioramento del fabbisogno per il settore delle pubbliche amministrazioni che comprende, appunto, comuni e regioni (un blocco parziale dei pagamenti, una riduzione dei servizi pubblici forniti o un'impennata delle mille tasse locali?). Mentre la crescita economica si riduce, i prezzi aumentano lasciando così intravedere all’orizzonte il mostro della stagflazione (stagnazione + inflazione) con bilanci familiari esauriti già alla fine della 3ª settimana. Dinanzi a questo preoccupante scenario tutti, compresi i sindacati, dicono ciò che faranno domani dimenticando che ieri nulla hanno fatto per contenere questi perversi andamenti dell’economia italiana.
Una domanda, allora, si pone. Oggi anche a Camere sciolte possono o no essere adottati alcuni provvedimenti immediati per alleviare l’affanno delle famiglie italiane? A nostro giudizio sì e ne indichiamo due. Il freno della corsa degli aumenti tariffari non con un blocco che scaricherebbe sulle aziende un costo che deve essere dello Stato ma riducendo il prelievo tributario sulle bollette o sui pedaggi. Un esempio per spiegarci. Sul pedaggio autostradale c’è un canone di concessione del 2,5% sul prezzo pagato e un contributo all’Anas. Riducendo questi prelievi si può annullare l’aumento deciso senza scaricare sull’azienda l’onere contravvenendo alle leggi del mercato. E così per le bollette dell’elettricità, del gas e via via di questo passo.
La seconda misura che si potrebbe adottare è una detrazione fiscale sui redditi da lavoro dipendente più bassi riducendo in proporzione da subito la rispettiva ritenuta d’acconto. Così facendo daremmo alle famiglie con minori redditi una riduzione della spesa mensile per servizi essenziali e contemporaneamente un minore prelievo fiscale aumentando la loro massa spendibile e sostenendo così anche i consumi.

Misure parziali, naturalmente, perché quelle strutturali restano sostanzialmente una maggiore crescita legata ad una maggiore produttività del lavoro e una più celere e diffusa infrastrutturazione del Paese. Misure, però, con un costo sopportabile e che possono essere approvate da tutti perché non annullano le differenze politiche tra i vari partiti e schieramenti impegnati oggi in un’aspra battaglia elettorale.

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