Dopo cinquant'anni rinasce la storica rivista della Biennale. È La Biennale di Venezia, trimestrale, internazionale, monografica: 200 pagine da sfogliare, carta patinata e foto d'autore. Stasera il primo numero sarà presentata alla Società del Giardino, a Palazzo Spinola (l'evento è su invito).
È di Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, l'idea di riportare in auge la rivista - che fu pubblicata fra il 1950 e il 1971 - e di renderla uno strumento di discussione vivace per i tempi odierni. Un progetto corposo che è stato sviluppato dallo staff della Biennale e, in particolare, da Debora Rossi, curatrice dell'Archivio storico. Il direttore responsabile è Luigi Mascheroni, editorialista de Il Giornale.
«L'intento è quello di far dialogare le discipline proprie della Biennale (arte, architettura, cinema, danza, teatro, musica, moda) con gli altri ambiti del Sapere: scienze, letteratura, filosofia, teologia, antropologia - ha chiarito Mascheroni - Ogni numero è monografico, si sceglie una parola chiave che viene interpretata in tutte le declinazioni da specialisti dei vari campi: architetti, fisici, urbanisti, artisti, registi, poeti...».
Il primo numero, uscito a 24 ottobre, ha come tema l'acqua; Diluvi prossimi venturi è il titolo: ossia come costruire sull'acqua, come recuperare l'acqua nel deserto, e poi le guerre per l'acqua, la letteratura come oceano di storie, la memoria del ghiaccio... «In questo numero sono intervenuti premi Nobel della Letteratura, come Orhan Pamuk, la marocchina Aziza Chaouni, docente di Architettura all'Università di Toronto con alcuni casi concreti di progettazione di tecnologie sostenibili per i climi aridi, grandi registi cinematografici come Peter Weir che racconta la sua ossessione per l'acqua a partire dal suo film Master&Commander; poi scienziati, fotografi, ingegneri cinesi, un'artista saudita». C'è l'articolo dell'architetto cinese Kongjian Yu che descrive le «città-spugna» cinesi pensate per regolamentare le acque; c'è l'approfondimento del cardinal José Tolentino de Mendonça che fa un parallelo fra l'aridità climatica e quella spirituale e il progetto della fisica Elena Pettinelli che ha l'obiettivo di trovare l'acqua sui satelliti di Giove.
La parola chiave del secondo numero, che uscirà a febbraio, è invece «archivio», «inteso sia come memoria che come ciò che dà ordine al caos». Il servizio di apertura della rivista è un grande portfolio fotografico legato alla storia della Biennale (nel primo numero dedicato al Lido di Venezia, nel secondo ai Giardini). Poi, nel secondo numero ecco il lato oscuro degli archivi, quelli dei Servizi segreti; un viaggio sull'Etna, «dentro» il vulcano e la memoria della terra; una «mappa» del cervello tracciata attraverso il dialogo fra un architetto e un neurologo; e il racconto di alcune collezioni particolari: quella dei coleotteri di Ernst Jünger, quella dei venti raccolti in un surreale museo della bora a Trieste, quella cinematografica di Ingmar Bergman sull'isola di Fårö...
«La parola guida che anima gli approfondimenti è ricerca - precisa Luigi Mascheroni -.
E lo spirito della rivista è quello che la caratterizza sin dalla prima edizione: voler essere uno spazio di riflessione e discussione intorno all'oggi ma sempre con la prospettiva di meglio comprendere e immaginare il futuro. E non solo il domani, ma come dice sempre Pietrangelo Buttafuoco il dopodomani».La rivista è acquistabile sul sito della Biennale di Venezia (ordini@labiennale.org).
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