Felicita Donalisio
Un'integrazione perfetta tra funzionalità e aspetto estetico. È questo lo scopo della rinoplastica globale, una vera e propria filosofia di approccio alla chirurgia del naso, illustrata con grande successo dal professor Paolo Gottarelli, docente di Tecniche chirurgiche di correzione estetico-funzionale della piramide nasale all'Università di Ferrara e chirurgo plastico a Bologna (paolo.gottarelli@fastwebnet.it), a un recente Congresso che si è tenuto in Messico, alla presenza dei più grandi specialisti del settore.
«Una chirurgia del naso veramente completa deve farsi carico sia del perfetto funzionamento sia della giusta proporzionalità delle varie parti anatomiche», spiega il professor Gottarelli, che in questa occasione è stato anche insignito di una targa di riconoscimento. «Per questo, la rinoplastica globale si basa sulla fusione di tre metodiche: Rinoplastica vettoriale aperta (FVTR), Rinoplastica strutturale e Turbinoplastica inferiore modificata (MIT), che io stesso ho messo a punto. Le prime due mirano sostanzialmente a modificare la struttura scheletrica del naso, applicando dei microinnesti di cartilagine prelevata dal paziente stesso. La MIT, invece, ripristina la respirazione nel migliore dei modi, modificando in maniera "dolce", sia nella forma sia nel volume, i turbinati inferiori (quelle piccole strutture che hanno il compito di filtrare, riscaldare e umidificare l'aria diretta ai polmoni), in modo da adattarli e proporzionarli alle altre parti anatomiche interne. Così facendo, i risultati sono estremamente soddisfacenti anche sul piano estetico: è naturale, infatti, che nel momento in cui il naso viene ristrutturato in tutte le sue parti, anche la forma risulti più gradevole».
Gli stessi principi valgono per la rinoplastica secondaria, ossia quella in cui si va a correggere un naso che ha subito un trauma o un intervento chirurgico malriuscito. «L'approccio viene considerato in maniera globale, così da riuscire a ripristinare struttura, funzione e forma del naso».
L'invasività dell'intervento è ridotta al minimo: «Le suture vengono sigillate in materiale riassorbibile, evitando applicazione di tamponi e dolore post-operatorio», afferma l'esperto. «Il ricovero non arriva alle 24 ore, e la ripresa è molto veloce».
Un altro punto di forza è la ricerca della massima qualità e sicurezza: «Rifacendoci a dei parametri utilizzati in aviazione, abbiamo stilato un protocollo di comportamenti del chirurgo che permette di abolire o limitare al massimo la possibilità di errori», spiega il professor Gottarelli, che tra l'altro è un esperto pilota di elicottero. «Un intervento chirurgico, proprio come il decollo di un velivolo, è un evento delicato e rischioso, che esige tutta una serie di operazioni eseguite con un'accuratezza quasi maniacale: nel primo caso si tratterà di un'adeguata manutenzione dell'apparecchio, del controllo prima della partenza, della revisione ulteriore del pilota; nel secondo, a richiedere la massima attenzione saranno la visita pre-intervento, l'anamnesi del paziente, la progettazione dell'eventuale cambiamento morfologico». Altro criterio fondamentale è quello della «ridondanza». «Ormai sugli aerei, per il controllo delle rotte durante il volo, non c'è più un solo computer, ma due», commenta il chirurgo.
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