di Carlo Piano
Cominciamo dalle ovvietà: la sicurezza è importante e la salute forse ancora di più. Siamo stati i primi a dare il benvenuto all'esercito che dalla scorsa estate aiuta polizia e carabinieri a pattugliare le vie più calde di Milano. Altri sostenevano che si stava «militarizzando» la città, a leggere certi articoli tra il centro di Bagdad e Brera non c’era poi tanta differenza. Check point in piazza Duomo e rastrellamenti davanti alle discoteche di corso Como.
Sbagliavano: se i reati sono diminuiti nel corso dell'ultimo anno, se ci si può avventurare nei giardinetti della stazione Centrale senza la matematica certezza di essere rapinati (uomini) o stuprate (donne) è anche grazie ai militari.
Sulla salute pubblica invece abbiamo digerito (ed era parecchio indigesto) l'Ecopass nella speranza che i nostri polmoni possano trarne giovamento. Se sia davvero servito ancora non è chiaro.
Però ci permettiamo di segnalare che negli ultimi giorni qui a Milano si sta esagerando. Qualcuno si è lasciato prendere la mano, per esempio la trovata ipersalutista dell'assessore Gianpaolo Landi di Chiavenna che, naturalmente animato da nobili intenti, ha deciso di vietare le sigarette nei parchi. E il sindaco, anche se con qualche distinguo, sembra appoggiarlo. Ci chiediamo se sia giusto e ci rispondiamo di non esserne affatto certi.
Novità dell'ultima ora è che a reprimere i trasgressori saranno gli ausiliari (sì, proprio loro quelli delle multe sulle strisce blu e gialle) con l'aiuto di squadre di volontari. Volontari? Immaginiamo già orde di fanatici antitabagisti appostati tra i cespugli o dietro le fontanelle, magari con estintore d'ordinanza per spegnere sul nascere qualsiasi pericolosa violazione. Lo stesso ex ministro Girolamo Sirchia, padre della apprezzata crociata antibionde nei locali pubblici, ha bollato l'iniziativa come una mezza cavolata, casomai (dice lui) sarebbe più importante non buttare i mozziconi per terra. Una cosa è certa: fumare all'aria aperta sicuramente non danneggia chi al Sempione sta facendo footing, mangia un gelato o si sbaciucchia con la fidanzata sulla panchina. Allora perché togliere un piacere innocuo (non per lui, si obietterà a ragione) al fumatore, anche al sadismo istituzionale c’è un limite. Sul vocabolario tra «liberscambismo» e «libertario» si trova una parola che si chiama «libertà» e, fino al giorno che le sigarette non saranno messe definitivamente fuorilegge, ci pare giusto ne possa godere persino un riprovevole tabagista.
Ma c'è di più e anche di peggio: all'Arco della Pace arriveranno le guardie giurate, armate di pistola, a controllare che di fronte ai locali della movida nessuno si faccia spinelli o abusi di alcol. Insomma, se un tranquillo milanese avesse voglia di bersi un paio di Negroni senza dare fastidio a nessuno, magari tornando a casa in tram per non guidare da sbronzo, rischia di trovarsi una calibro nove parabellum puntata alla tempia: «Giù il Negroni o sparo». Ma vi sembra normale? Trovate divertente un happy hour con lo sceriffo con controlla se siete al primo, al secondo o al terzo giro? Pronto a impallinarvi se scorge nella penombra l'occhio lucido o fiuta la pista dell’alito pesante.
Se poi un gruppo di ragazzotti si rolla uno spinello non dovrebbero già esserci polizia, carabinieri, militari, guardia di finanza, vigili e financo forestali a rimetterli in riga? C'è addirittura un'ordinanza comunale che prevede una megamulta da 500 euro per i consumatori di stupefacenti. Lungi da noi difendere l'uso libero della droga, però ci pare che i mezzi per reprimerla ci siano già senza dover ricorrere a vigilantes privati ingaggiati dai commercianti. Ripetiamo che la sicurezza ci sta a cuore, come d'altronde al vicesindaco Riccardo De Corato che se ne occupa con dedizione e intelligenza tutti i giorni, però quando è troppo è troppo.
Carlo Piano
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