da Los Angeles
Si sta divertendo un mondo il regista David Lynch a leggere tutte le bizzarre teorie che i fan di Twin Peaks stanno enunciando in rete, sulla storia che sarà raccontata dal 21 maggio, quando, 25 anni dopo, tornerà sul piccolo schermo la serie che rivoluzionò il modo di fare televisione negli Stati Uniti. Ammette di aver letto quei pensieri sin dalla prima ora, appena si era avuta notizia del revival: «La gente parla, pensa, condivide idee, lavora a teorie come fanno i detective, cerca di capire. Mi piace». Nessuno però deve essere andato troppo vicino alla storia che sta per arrivare in tv. Un'anticipazione arriverà dal Festival di Cannes, per il resto occorrerà attendere il 21 maggio quando le prime due puntate saranno trasmesse in Italia da Sky Atlantic (in contemporanea con gli Stati Uniti). Per ora i fan si sono dovuti accontentare di un trailer ben poco esplicativo. Solo una sequenza d'immagini inquietanti: un uomo che attraversa una pozzanghera nella notte buia, un'insegna, la nebbia sulle montagne di Twin Peaks. I due creatori David Lynch e Mark Frost sono bravissimi a creare aspettative: «Quello che mi ha affascinato di questi mesi di attesa è stato capire che ogni fan ha nella testa una storia differente».
È arrivato il momento di dare la sua versione. Sarà una continuazione della storia raccontata 25 anni fa o cambierà tutto?
«Non posso rivelarlo, dirò invece che la storia degli ultimi sette giorni di Laura Palmer è molto importante per questo racconto».
Come è nata questa seconda edizione di Twin Peaks? In fondo più di una volta aveva fatto sapere che mai e poi mai ci sarebbe tornato su.
«Il mio coautore, Mark Frost, un giorno di qualche anno fa mi ha invitato a pranzo fuori e insieme ci siamo messi a pensare. Ci sono venute delle idee. Subito non ne abbiamo parlato con nessuno, perché non sapevamo se potevano portare da qualche parte. Quando abbiamo capito che era così, abbiamo deciso di andare avanti».
Come funziona la vostra collaborazione?
«Io non scrivo al computer, quindi scrive lui. Di solito ci sentiamo su Skype, visto che viviamo a un centinaio di chilometri l'uno dall'altro».
E 25 anni fa come nacque l'idea di Twin Peaks?
«Un giorno di molti anni prima ci perdemmo nei boschi. Arrivammo ai piedi di una montagna, iniziammo a scalarla, entrammo nella foresta, poi questa si diradò e scoprimmo questa piccolissima città che si chiamava Twin Peaks. Così conoscemmo Twin Peaks, e la gente che ci viveva. Scoprimmo un mistero, e insieme a quel mistero scoprimmo altri misteri, e scoprimmo un mondo, e insieme a quel mondo scoprimmo altri mondi».
Sembra l'inizio di una favola.
«E ora la storia continua».
Cosa l'ha spinta a tornare sulla strada che porta a Twin Peaks?
«Come dicevo, una buona idea. Tutto nasce sempre da una buona idea. Quando mi viene una buona idea devo subito scriverla. Una volta mi capitò di dimenticarmene, mi successe anzi due volte, con due ottime idee. Non le scrissi subito e non ci fu modo di recuperarle. Fu come un lutto per me. Bisogna scriverle e scriverle in modo da ricordarti tutto bene».
Venticinque anni fa, le sue idee applicate a Twin Peaks, rivoluzionarono il mondo delle serie tv. Sente la responsabilità del dover fare qualcosa di altrettanto importante?
«Quando lavoro a un progetto non bado a cosa ne penseranno i fan o gli addetti ai lavori. A me interessano solo due cose: la storia ed il modo in cui la storia deve essere raccontata e sono molto felice di come abbiamo raccontato questa storia».
Monica Bellucci, David Duchovny, Laura Dern, Naomi Watts, alcuni degli attori della prima serie: Sheryl Lee, Kyle MacLachlan, Mädchen Amick. Il front-man dei Pearl Jam, Eddie Vedder. Il cast è enorme, come opera le sue scelte?
«Si tratta sempre di trovare la persona giusta per la giusta parte. E così, molto semplicemente, incontri gente, la ascolti, guardi i loro video e ti fai un'idea di come potrebbero funzionare per quella parte e poi decidi».
Spesso lavora con attori con cui ha già collaborato più volte, come Laura Dern.
«Amo Laura Dern. È tutto più facile con le persone che già conosci, con cui hai un'intesa che non deve essere spiegata con troppe parole».
Lo scorso autunno Mark Frost ha pubblicato un libro, Le vite segrete di Twin Peaks (edito in Italia da Mondadori). Anche quello è il risultato di questo vostro nuovo lavoro insieme?
«No, non ha niente a che fare con questa nuova stagione. È un libro che ha scritto Mark ed è solo suo.
Io non l'ho letto e non lo voglio leggere, non perché pensi che non sia ottimo, ma perché contiene le sue idee e non le mie. È la sua storia di Twin Peaks, e come dicevo prima, ognuno si fa una sua idea ed è il bello di questo nostro racconto, vale per i fan ma anche per noi autori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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