Rivolta contro i bimbi molesti: "In aereo posti per soli adulti"

I piccoli sono un incubo per tre quarti dei clienti di prima classe Ma forse andrebbero presi di mira i genitori che non li hanno educati

Rivolta contro i bimbi molesti: 
"In aereo posti per soli adulti"

Ancora non abbiamo chiarito se sia giusto ammettere gli animali in alberghi e locali pubblici, quand’ecco nascere un nuovo problema per un’altra popolosa categoria del creato: i bambini. In un convegno sui viaggi aerei che si terrà la settimana prossima a Londra, saranno presentati i risultati di un sondaggio su mille clienti di «business class»: non c’è storia, il 74 per cento degli intervistati, tre su quattro, dice chiaramente che i piccoli rompono l’anima. Gran bella cosa, aggiungono, sarebbe tenerli debitamente alla larga, come già succede su certi treni, istituendo «quite zone» (zone del silenzio), dichiaratamente e contrattualmente «child free» (debimbizzate, diremmo noi).
Una visione veltroniana dell’esistenza porterebbe subito a indignatissime reazioni di stampo umanitario, con tutto il carico di censure all’insegna del no alle discriminazioni, sfumando a ciglio umido sulle struggenti parole del Papa Buono che nessuno ha mai dimenticato: «Questa sera, andando a casa, date un bacio ai vostri bambini: dite che lo manda il Papa…».
Posta così la questione, chi osa dire più nulla. Viva i bambini, i bambini sono la speranza e la gioia del mondo, spalanchiamo le porte alla loro energia e al loro incommensurabile candore. Poi però succede a tutti, anche ai veltroniani più soffici, di accusare una formidabile emicrania, o di avere un sonno atomico, ma di ritrovarsi sventuratamente sul sedile di fianco - in aereo, ma anche in treno, al ristorante, al cinema, in spiaggia - una di quelle splendide personcine, età variabile tra i dieci mesi e i dieci anni, che la sofisticata educazione moderna ha mirabilmente trasformato in spietate macchine da guerra, tarantolate e incontenibili, sprezzanti e incivili, essenzialmente odiose e ripugnanti. Allora, improvvisamente, tanta poesia sull’infanzia comincia a barcollare, sotto un diluvio di fantasie atroci e irriferibili: la sindrome di Erode esplode e chi la controlla più…
Conviene riconoscerlo onestamente: il problema esiste. Quando ci si mettono, i bambini - certi bambini - si combinano malissimo con le esigenze di una certa clientela. C’è chi deve lavorare. C’è chi vuole riposare. C’è chi non sta bene. Davvero, gli adulti non sono tutti spregevoli misantropi, egocentrici e insensibili. Ma purtroppo viviamo tempi particolarissimi, in tema di educazione dell’infanzia. Dopo le generazioni della tolleranza zero e dello sganassone libero, siediti lì e stai zitto altrimenti ti gonfio, siamo passati a questa gloriosa epopea di libertà caotica, di malintesi metodi montessoriani, di madri e padri che mai e poi mai si sognerebbero di alzare una mano sul piccolo (la alzano, ma tra di loro). Il risultato è sotto gli occhi di tutti, nei luoghi di vita promiscua: sfacciatissimi bambocci che strillano al cellulare, piccole gang che si menano bestemmiando, arroganti figli di mammà che non esitano a difendere strenuamente i propri diritti contro l’adulto nemico, zitto tu, vecchio cretino, e vedi di andartene affancubo.
Contro questa puericultura allo stato brado, servirebbe la banale cultura del rispetto e dell’educazione che ormai abbiamo debitamente sotterrato. L’intramontabile idea illuminista - la mia libertà finisce dove comincia la tua - è ormai un residuato archeologico che nessun genitore si sognerebbe più di inoculare come un buon vaccino ai propri discendenti. Così, il conflitto è un dato di fatto e si inasprisce sempre più. Con un risvolto molto divertente, fino all’assurdo: tanti genitori che subiscono tutto dai propri figli, proprio loro sono in prima fila a non sopportare nulla dei figli altrui.
Nel complesso, è una questione perfettamente analoga a quella degli animali (mi scuso personalmente con l’infanzia per l’irriverenza del paragone, ma lo è solo in apparenza). Se io adoro i cani, non devo comunque infliggerli anche al prossimo, che resta liberissimo di non amare i cani. Sì, il problema non è il cane, ma il suo padrone. Così, il problema non è il bambino, ma suo padre e sua madre. Riconosciamolo: un bambino mediamente educato sa stare al proprio posto, in aereo e sotto l’ombrellone, in treno e al ristorante, senza diventare tossico e letale. Legge il libretto, gioca con il videogame, disegna, costruisce il Lego e se per caso chiama la mamma, lo fa con una voce angelica e lieve, che in nessun caso può risultare irritante. Un bambino mediamente educato, nessuno può negarlo, apporta all’ambiente un irripetibile contributo di benessere, di leggerezza, di buonumore. Anche in business class, tra chi lavora al computer o guarda un film.
Il problema vero è trovarne ancora, di queste creature adorabili.

Se sono così rare, il crimine non va però attribuito a loro, che sono vittime dello sterminio, ma a chi le ha soppresse, sostituendole con l’insopportabile specie evoluta dei mocciosi viziati. Vengo allora alla proposta. Aerei, treni, alberghi, ristoranti, spiagge e pure villette a schiera: non è dai bambini che vanno liberati, ma dai loro genitori.

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