La rivolta dei gondolieri contro «O sole mio»

Come nel film di Checco Zalone, dove lui canta un brano in dialetto calabrese a una convention di leghisti padani. Risultato: Fischi e pernacchie. Anche se poi Checco si vendicherà, facendo pipì nell’ampolla «sacra» contenente l’acqua della sorgente del Po.
Ora trasferite tutto a Venezia e immaginate un gondoliere «vecio doc, ciò» costretto a cantare «Arrivederci Roma» o - peggio - «O sole mio» o «Funiculì funiculà. Roba da secessione musicale al grido di «Ciao Venezia» o morte. E invece - in cambio della miseria di 100-200 euro a passeggero (ma c’è anche chi chiede qualcosina in più...) - i poveri gondolieri in servizio sotto il Ponte dei sospiri sono costretti a inspirare profondamente e a partire d’ugola con uno struggente «Torna a Surriento».
Loro - i gondolieri - rosicano, ma nulla possono contro la personale hit parade che risuona nelle teste dei turisti con gli occhi a mandorla; pupille che si inumidiscono sulle note di «Sul mare luccica» rimanendo invece asciutte come pietre dinanzi alla melodia di «La biondina in gondoletta». Ma ora, finalmente, qualcuno ha deciso di ripristinare l’ordine nella «Disco Ring» lagunare. Da oggi il Gianni Boncompagni della Lega o - se preferite - il Renzo Arbore da Albero da Giussano, ha finalmente un nome e un cognome: Alberto Mazzonetto, consigliere comunale del partito di Umberto Bossi, che pure una volta si lasciò andare a un duetto «patriottico» addirittura con Mino Reitano. Qual è la tesi di Mazzonetto? La su logica è - come si suol dire - stringente: «Il gondoliere che canta “O sole mio“ e non “Ninetta monta in gondola“ è frutto di una scarsa “cultura“ e di poca attenzione per l’identità veneta, che va a penalizzare la qualità dell’offerta turistica, perché offre un’immagine distorta della città di Venezia, quella di una nuova Disneyland, poco aderente al territorio». Tutta colpa del mandolino dei terroni e di quella loro insana voglia di cantare. Ma cosa avranno sempre da cantare i meridionali? si chiede - giustamente scandalizzato - il Mazzonetto; il quale Mazzonetto, questi giapponesi col debole per il pentagramma sudista, proprio non li capisce. Il rappresentante del Carroccio a Cà Farsetti ci tiene a precisare: «Io non me la prendo certo con i gondolieri. La colpa non è loro: le responsabilità dell’Ente Gondola, sostenuto dal comune di Venezia con 600 mila euro l’anno. Un organismo che ha un grande potere, visto che può sanzionare i gondolieri se ad esempio indossano scarpe da tennis, cosa proibita, e che ha un suo codice di disciplina, e non è mai intervenuto per cambiare il repertorio dei gondolieri». Anche se, più di qualche gondoliere, già da tempo si rifiuta di cantare «O sole mio». «Quindi - conclude in bellezza Mazzonetto - ci sono tutte le condizioni per dare delle regole precise anche in questo campo, purtroppo fino ad oggi non lo ha mai fatto nessuno». Per replicare a Mazzonetto scende in pista Nino D’Angelo (purtroppo Mario Merola è morto e Gigi D’Alessio è presissimo con Anna Tatangelo): «La canzone napoletana è mondiale e non regionale. “O sole mio“ è una canzone nota e piace al mondo intero». Lo storico interprete di Nu jeans e na maglietta gliele canta al leghista che è un piacere: «Credo che nessuno abbia imposto ai gondolieri il repertorio partenopeo, ma i nostri brani sono talmente belli che è difficile resistergli. Le richieste, in questo senso, vengono dagli stessi clienti che salgono sulla gondola, stranieri o italiani che siano».

Infine la stoccata definitiva: «Ma poi - questi leghisti - non hanno proprio niente di meglio a cui pensare? Con tanti guai che ci sono, perché invece non pensano a far togliere quegli “stampini“ dalla scuola di Adro considerato che siamo in Italia, e non mettono invece la bandiera italiana?». La «bandiera italiana»? Veramente roba da terroni...

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