Il rock’n’roll nero dei Living Colour

L’oggetto misterioso del rock. Dopo anni di assenza da Roma, stasera al Circolo degli Artisti tornano i Living Colour, longeva band statunitense che fin dalla nascita ha turbato i maniaci della classificazione. È rock, funk, jazz, crossover, blues o black? Meglio raccontare chi sono i Living Colour: suonano rock ma sono neri, caso più unico che raro nel panorama musicale internazionale. E sono musicisti virtuosi, raffinati, trascinanti, autori di canzoni che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta hanno trovato spazio nelle classifiche di mezzo mondo. Fondati nel 1983 dal chitarrista Vernon Reid, emulo di Hendrix in fatto di sperimentazione e fantasia sulle sei corde, si sono separati nel 1995 tornando insieme alla fine del 2000. Dopo la reunion hanno pubblicato un album di inediti, Collideøscope, e il disco dal vivo Live from CBGB’s (registrazione d’archivio del 1989), riprendendo a esibirsi regolarmente in concerto. Con Reid ci sono sempre il cantante Corey Glover, il batterista Will Calhoun e il bassista Doug Wimbish, entrato in formazione nel 1992 al posto di Muzz Skillings. La band fu scoperta e prodotta da Mick Jagger, che vide una loro esibizione a New York. Il locale era proprio il CBGB’s, storico tempio del punk chiuso di recente.

Il brano più conosciuto dei Living Colour resta Cult of personality, tratto dall’album di debutto Vivid e premiato con il Grammy Award nel 1989, ma negli anni hanno pubblicato altre ottime canzoni: Pride, Love rears its ugly head, Solace of you, una bella cover di Sunshine of your love dei Cream, inserita nella colonna sonora del film di Schwarzenegger True lies. Nel loro secondo album, Time’s up, cantano Mick Jagger, Little Richard e Queen Latifah; tra i musicisti ospiti ci sono i grandi sassofonisti Maceo Parker e Don Byron.

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