Roma - Avrebbe ceduto, in più occasioni, dosi di sostanza stupefacente all’ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. Per questo motivo la trans Natali finirà sotto inchiesta. La verifica della Procura di Roma si fonderà sulle dichiarazioni che la stessa Natalie, al secolo Josè Alexander Silva Vidal, ha reso nel corso del suo esame testimoniale, stamane, davanti al gip Renato Laviola. Il giudice, dopo aver ascoltato le parole di Natali, l’ha avvertita del suo diritto di non rispondere. A quel punto però la deposizione è continuata, per espressa volontà di Natalie. L’avvocato Antonio Buttazzo, difensore della brasiliana, ha spiegato: "L’indagine sulla mia assistita era un rischio che avevamo calcolato. Spetterà ora ai pubblici ministeri accertare se come e quando è avvenuta la cessione di droga". Il pm Rodolfo Sabelli e il procuratore aggiunto giancarlo Capaldo hanno chiesto e ottenuto l’incidente probatorio, per la raccolta della testimonianza di Natali e di altre trans, nell’ambito dell’inchiesta sul ricatto a Marrazzo.
"Una trappola dei cc, volevano 100mila euro" Piero Marrazzo "è stato vittima di una trappola fatta dai carabinieri che volevano 100mila euro, altrimenti avrebbero raccontato tutto alla stampa per rovinarlo". Lo ha dichiarato il trans Natali, al secolo Alexander Josè Silva Vidal, sentito per quasi sei ore in sede di incidente probatorio dal gip Renato Laviola. Il viado brasiliano ha confermato quanto già detto più volte al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Rodolfo Sabelli e cioè che la mattina del 3 luglio scorso, nel suo appartamentino in via Gradoli, ci fu l’imprevisto blitz dei carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente, che sorpresero in mutande l’ex Governatore del Lazio e cercarono di ricattarlo dopo averlo filmato con un telefonino. Il video è stato anche mostrato in aula, rigorosamente a porte chiuse, e sul punto Natali non ha dubbi: "Il filmato è un montaggio fatto dai carabinieri, sono sicura, ma non ne conosco la durata". Non è chiaro su chi quel giorno abbia soffiato ai militari infedeli l’informazione sulla presenza di Marrazzo in casa di Natali. Il trans avrebbe fatto il nome di un altro viado con cui il maresciallo Nicola Testini (presente in aula assieme al collega Tagliente) aveva un rapporto più che confidenziale. "Le altre colleghe, per individia e gelosia, hanno detto che nella trappola c’entravo io. Non è assolutamente vero. Io ho sofferto per questo e anche per quanto accaduto a Piero che è una brava persona. Gli avvocati dei carabinieri, quando mi accusano, si dimenticano di dire che i loro assistiti prendevano informazioni da Joice e da una ungherese. Queste due e China dovrebbero guardarsi allo specchio, facevano da informatori. E invece le colpe ricadono su di noi». «Quel 3 luglio 2009 - ha raccontato Natali al giudice - ho aperto la porta, avevano bussato dicendo di essere carabinieri. In casa mia però non c’era droga, non c’erano altri trans e soprattutto non c’era Gianguerino Cafasso (il pusher poi morto il 12 settembre in un albergo di via Salaria, ndr). C’eravamo solo io e Piero. Per sei mesi ho dovuto subire le cattiverie e le gelosie degli altri trans". Rispondendo a un cronista, Natali ha detto "di stare bene" ma "vorrei stare meglio", ha aggiunto.
Dell’esame di Natali si è detto soddisfatto l’avvocato Luca Petrucci, difensore dell’ex Governatore del Lazio: "È andata come ha già riaffermato la Corte di Cassazione e cioè che Piero Marrazzo è stato al centro di un ricatto ai suoi danni compiuto da alcuni carabinieri. Lui è stato una vittima di questa situazione e oggi Natalì non ha fatto altro che confermare la circostanza". Mercoledì l’incidente probatorio proseguirà con l’esame di altri trans.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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