Prima perdono la casa, poi sono costretti ad elemosinare un alloggio. È quel che sta succedendo agli abitanti del palazzo di Ponte Milvio crollato qualche giorno fa. Gli albergatori della zona si rifiutano di ospitarli nei loro hotel perché hanno paura che il Comune di Roma non paghi abbastanza o, addirittura, che non paghi proprio anche se nessuno di loro lo dice apertamente.
E, come racconta il Messaggero, a rimetterci sono le persone evacuate da via della Farnesina. Su 120 sfollati inizialmente 23 quelle hanno fatto richiesta per avere un alloggio ma ieri questo numero è salito a 38. Molte di loro, alla fine, hanno accettato l’accoglienza in un residence di Casal Lombroso, distante molti chilometri da Ponte Milvio. Solo due coppie hanno trovato riparo in due appartamenti di un residence in via Sacconi, dall’altro lato del Tevere, nel quartiere Flaminio. Altre nuclei familiari si sono sistemati in un altro residence vicino a San Pietro, nonostante sabato l’assessore al Sociale, Pasquale Russo, abbia assicurato la volontà del Comune di non “mandare chissà dove” queste famiglie. A poche ore dal crollo, la Protezione Civile, per bocca della direttrice Cristina D’Angelo, ha garantito “un alloggio per 30 giorni, poi dipenderà da come evolve la situazione”.
"Incredulità ed amarezza” è stata espressa da Giorgio Mori, responsabile del dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia a Roma che, al giornale.it, contesta le motivazioni poste dagli albergatori del luogo. “È una spiegazione che contrasta con le disponibilità date da quegli alberghi e residence sia alla Prefettura che al Comune di Roma per l’accoglienza dei profughi, ma non solo”, attacca Mori che fa alcuni esempi. “Nel gennaio 2014 all’Hotel Flaminius sono stati scoperti 90 nomadi sgomberati Casal Bertone e dall’Alessandrino, tutti a carico del Dipartimento Politiche Sociali”. Nel 2015 fu la volta dell’Hotel Point che accolse una cinquantina di richiedenti asilo e oggi quell’hotel “è diventato un centro permanente d’accoglienza, pagato dal governo”. Infine c’è Casale San Nicola dove da quasi un anno e mezzo sono ospitati un centinaio di profughi e, a gestire il centro c’è la stessa cooperativa che si occupa del campo rom Roman River sulla Via Tiberina.
“Questo campo - conclude Mori - è in fase di adeguamento e di recente è stato pubblicato un bando per la creazione di un campo temporaneo per i nomadi che prevede per il prossimo anno una spesa di quasi un milione mezzo di euro per il prossimo anno”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.