Aggressione ai giornalisti de L'Espresso, la vittima: "Ho avuto paura"

Una delle vittime del pestaggio ricostruisce in aula i momenti dell'aggressione subita al Verano lo scorso 7 gennaio: "Ero circondato, non vedevo vie di fuga, mi è arrivato prima un calcio da dietro e poi un forte schiaffo"

Aggressione ai giornalisti de L'Espresso, la vittima: "Ho avuto paura"

Assieme alla Federazione nazionale della stampa e all’associazione Ossigeno per l’informazione, anche il Gruppo Gedi, editore de L’Espresso, si è costituito parte civile al processo contro Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, e Vincenzo Nardulli, esponente di Avanguardia Nazionale.

I due estremisti dovranno rispondere di lesioni, rapina e minacce ai danni di due giornalisti del settimanale diretto da Marco Damilano. I fatti risalgono al primo pomeriggio del 7 gennaio scorso e si sono svolti al cimitero monumentale del Verano, dove una pattuglia di nostalgici, guidata da Castellino e Nardulli, si era data appuntamento per commemorare le vittime della strage di Acca Larentia. A scaldare gli animi dei neofascisti, la presenza della stampa. In particolare quella del cronista Federico Marconi e del fotografo Paolo Marchetti, arrivati sul posto per documentare con foto e video le fasi della cerimonia. Ne è nato quindi un diverbio che sarebbe sfociato in un’aggressione vera e propria.

Almeno secondo la ricostruzione di Marconi che, oggi, ha ripercoso in aula gli attimi più concitati. “Il giorno dell’aggressione ho avvertito fisicamente paura: ero circondato, non vedevo vie di fuga, mi è arrivato prima un calcio da dietro e poi un forte schiaffo”. Tutto avrebbe avuto inizio quando Castellino e Nardulli si accorgono che i due giornalisti lavorano per L’Espresso: “Questi sono peggio delle guardie infami”, gli avrebbe strillato Castellino prima di afferrarlo per un braccio e immobilizzarlo. Il cronista sarebbe stato costretto a cancellare le immagini scattate con il cellulare a suon di minacce. “Ti sparo in testa”, gli avrebbe strillato l’esponente di Forza Nuova, mimando il gesto della pistola. “A distanza di mesi da quel fatto, ancora non dormo tranquillo tutte le notti", ha concluso il giornalista.

Opposta la ricostruzione degli imputati che sementiscono il pestaggio. Anche Roberto Fiore, capo di Forza Nuova, sulla propria pagina Facebook aveva parlato di “animata discussione”. A conferma della quale ci sarebbe anche una nota della Questura di Roma che farebbe riferimento a una “accesa discussione scoppiata verso le ore 15:30”. Secondo questa versione, dopo essere stato scortato fuori dal camposanto dalle forze dell’ordine (che avrebbero assistito alla dinamica dell’alterco), il giornalista avrebbe spiegato “di non aver subito alcuna minaccia o lesione”, salvo poi recarsi dalla Digos in serata per denunciare l’aggressione.

“Ci siamo costituiti parte civile perché Forza Nuova e Avanguardia Nazionale con il loro comportamento ci hanno contestato il divieto a informare.

Per questo come Espresso e Gruppo Gedi ci siamo sentiti colpiti. Nessuno ci può impedire di informare i cittadini, noi da sempre siamo un giornale imparziale con le notizie”. È stato il commento di Lirio Abbate, vicedirettore de L’Espresso.

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