L’ingresso è sbarrato ed i cancelli sono chiusi. Le scalinate sono ricoperte di fogliame e cartacce. All’interno il tempo si è fermato al 21 marzo scorso. Il giorno in cui il gradino di una scala mobile non ha retto e si è accartocciato su sé stesso. È iniziato così il lungo blackout della fermata Barberini della metro A, una delle più centrali della Capitale, e prosegue fino ai giorni nostri.
Oggi da quei cunicoli disabitati oramai transitano solo i ratti. La denuncia arriva dai dipendenti assegnati dall’Atac al piantonamento della stazione. Uomini e donne costretti a dividere i propri turni di lavoro con frotte di topi. “Non topolini, ma ratti di fogna lunghi una ventina di centimetri”, racconta un operatore della municipalizzata dei trasporti capitolina che, per timore di ritorsioni da parte dell’azienda, vuole rimanere anonimo. È stato lui a girare un video di denuncia diventato presto virale. Nella sequenza si vede un grosso roditore che si aggira indisturbato nei corridoi deserti della stazione. “Me lo sono ritrovato tra i piedi – racconta ancora la nostra fonte – e mi sono rifugiato nel box per paura di essere assalito”. Inutili le segnalazioni. “Ho fatto presente l’accaduto ai miei superiori e mi è stato consigliato di evitare di mangiare sul posto di lavoro, quando noi non abbiamo neppure la pausa pranzo”.
Una risposta pilatesca anche per Claudio De Francesco, sindacalista della Faisa Sicel, che chiede al Comune di intervenire con una derattizzazione: “Bisogna prendere delle misure risolutive, le esche utilizzate sinora evidentemente non bastano”. Non c’è tempo da perdere. “Le condizioni igenico-sanitarie sono al limite e – annuncia De Francesco – se non ci saranno dei miglioramenti siamo pronti a disertare i turni. Non è possibile lavorare così”. L’origine del problema, secondo il rappresentante di categoria, sarebbero le falle nel sistema di raccolta dei rifiuti. Un’ipotesi non proprio peregrina a sentire negozianti e ristoratori della zona. Una delle più suggestive della città. Meta di migliaia di turisti all’anno ed emblema degli anni d’oro della Dolce Vita. Eppure anche qui non è difficile intercettare cumuli di sacchi neri lasciati a macerare sotto al sole. “I topi escono dalla metropolitana per cibarsi degli scarti e poi rientrano dentro”, ci conferma un ristoratore di via Veneto che ha i tavolini proprio a due passi da uno degli ingressi della fermata.
L’ennesimo effetto collaterale di questi mesi di chiusura. Mesi che, per il commercio locale, hanno significato una perdita degli incassi del 30 per cento. E le indiscrezioni trapelate sinora dal Campidoglio non sono affatto rassicuranti. La riapertura, infatti, sembra destinata a slittare addirittura al 2020. Così la stazione Barberini potrebbe arrivare a scalzare il primato dello snodo di Repubblica, rimasto chiuso per sette mesi. Solidarietà ai dipendenti dell’Atac e agli esercenti è arrivata anche dai consiglieri di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo e Lavinia Mennuni. “Incredibile ma vero – spiegano i due esponenti – siamo a piazza Barberini, a due passi da Fontana di Trevi, nella città più bella del mondo eppure da mesi la fermata è inaccessibile”.
E alla conta dei danni, ricordano i due, si aggiunge anche quello di immagine. Proprio di questi giorni, infatti, è la denuncia di Federalberghi secondo cui l’aumento dei flussi turistici (+2,27%) è di gran lunga inferiore al potenziale della Capitale e al dato globale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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