Casapound, Guardia di Finanza: blitz saltato per evitare tensioni

Sarebbe stato rinviato per evitare disordini il blitz delle fiamme gialle a Casapound per acquisire documenti utili alla Corte dei Conti. Ma gli occupanti smentiscono: "Da parte nostra nessuna minaccia"

Casapound, Guardia di Finanza: blitz saltato per evitare tensioni

C’è anche il quartier generale di Casapound in via Napoleone III, nel rione Esquilino, tra quelli inseriti nel piano sgomberi della Prefettura di Roma.

Così, secondo quanto riferisce La Repubblica ieri la Guardia di Finanza, su mandato della Corte dei Conti, avrebbe fatto un sopralluogo per valutare lo stato dei locali ed acquisire i documenti, planimetrie e dati catastali, utili a certificare il danno erariale causato dall’occupazione inaugurata nel dicembre del 2003 per dare un tetto alle famiglie italiane in difficoltà.

La missione degli uomini delle Fiamme gialle, accompagnati dagli agenti della Digos, però, si sarebbe risolta in un buco nell’acqua. “Nessuna perquisizione”, aveva confermato ieri sera il presidente di Casapound, Gianluca Iannone, in un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’organizzazione, bollando come “fake news” la notizia, battuta dal Corriere della Sera, di un blitz all’interno dell’edificio “per fare verifiche nell'ambito di un'inchiesta della Corte dei Conti sull'occupazione”.

Gli uomini della Guardia di Finanza non avrebbero varcato, quindi, la soglia del palazzo. Forse, ipotizza il quotidiano romano, per evitare “possibili disordini” e tensioni, dopo che gli attivisti avevano minacciato "un bagno di sangue" in caso di blitz. "Nessuna minaccia", si difende però Iannone, che parla di "ricostruzioni fantasiose di quanto accaduto, o meglio non accaduto, ieri in via Napoleone III".

"Ci siamo limitati a concordare le modalità per un controllo nello stabile che avvenisse nel rispetto dei diritti e della sicurezza delle famiglie - spiega - quando però ci siamo resi conto che non era possibile garantire minime condizioni di dignità per i residenti vista l'inopportuna presenza di una folla di telecamere, ci siamo limitati a chiedere che si rinviasse il controllo ad altra data". Stessa versione dei fatti quella fornita da Simone Di Stefano, segretario nazionale della formazione di estrema destra, che parla di "ispezione concordata" saltata "di fronte al mancato rispetto dei patti". Quali fossero non lo specifica, limitandosi a chiarire di aver "valutato, in accordo con gli agenti, di rimandare".

L’occupazione nel cuore della China Town romana, all'interno della quale vivono 18 famiglie in emergenza abitativa, dura ormai da 15 anni ed è sopravvissuta all’amministrazione Alemanno e Tronca, che l’aveva inserita nella lista delle 93 occupazioni abusive nel mirino della Questura. Lo stabile di via Napoleone III però, resta sotto i riflettori e, con la giunta Raggi, il suo destino potrebbe tornare di nuovo in discussione.

Intanto la Procura di Roma ha fatto sapere di attendere un'informativa da parte della Guardia di Finanza proprio in merito al mancato sopralluogo all'interno dell'immobile occupato.

"Da sempre contro l'occupazione di Casapound", ha scritto in serata la sindaca Virginia Raggi su Twitter.

Ma dal Campidoglio chiariscono che "non spetta a Roma Capitale scegliere quali sgomberi effettuare". Il Comune, ci tengono a precisare da Palazzo Senatorio, è "competente per l'assistenza attraverso i servizi sociali e per il supporto alle operazioni tramite la polizia locale".

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