Finirà probabilmente alla sbarra il 66enne di origini libanesi che nel dicembre di due anni fa eseguì un intervento di circoncisione su due gemellini di quasi due anni. In seguito alla procedura rituale, i fratellini avevano entrambi riportato una seria emorragia, a causa della quale uno dei due aveva perso la vita poco prima di compiere il secondo anno di età.
I fatti contestati, secondo le notizie riportate sino ad ora, si erano verificati nel Natale dello scorso 2018 nel comune di Monterotondo (Roma).
Come da tradizione, i piccoli David e Daniel Mba, nigeriani nati nel gennaio 2017 a Latina, dovevano essere sottoposti al rituale della circoncisione. Per tale ragione era stato chiamato ad operare il libanese F.E., sedicente medico in possesso di un laurea in medicina con tanto di specializzazione in chirurgia ma non iscritto all'albo. Il 66enne aveva raggiunto la famiglia all'interno di un'appartamento facente parte delle strutture messe a disposizione del sistema di accoglienza per eseguire la pratica sui bambini. Qualcosa, tuttavia, è andato storto.
Dopo la circoncisione, i piccoli avevano continuato a perdere molto sangue, sino a cadere in stato di incoscienza. Rosemary, la madre dei bambini, chiamò allora il 118, ed i sanitari trasportarono di corsa i fratellini al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Andrea.
Critiche le condizioni di entrambi i gemelli, finiti in terapia intensiva. Nonostante le cure dei medici, tuttavia, per David era ormai troppo tardi. Le indagini degli inquirenti hanno poi portato alla scoperta, comunicata in questi giorni, che il bambino non avrebbe mai dovuto essere sottoposto ad intervento. Non quel giorno, almeno.
A quanto pare il piccolo David era affetto da una seria forma di polmonite. Il suo fisico debilitato, dunque, non sarebbe mai stato in grado di riprendersi dopo l'operazione, eseguita fra l'altro in precarie se non inesistenti condizioni igieniche.
Il sedicente medico non si era accorto dello stato di salute del bambino, ed aveva proceduto con la circoncisione, risultata purtroppo fatale. Dall'esame autoptico effettuato sul corpo, è emerso che il decesso era avvenuto a causa di "una insufficienza cardiorespiratoria acuta conseguente allo stato settico derivante dalla polmonite".
Questo quanto emerge dall'inchiesta condotta dalle autorità competenti. Adesso il procuratore della Repubblica di Tivoli Francesco Menditto ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio.
Arrestato nel 2018, F.E., sottoposto ad obbligo di presentazione presso i carabinieri, dovrà quindi difendersi dalle accuse di omicidio colposo ed esercizio abusivo della professione.
Stando ai magistrati il 66enne "aveva effettuato l'intervento in casa del bambino in una situazione di gravissima carenza igienico-sanitaria, senza sottoporre il medesimo alla doverosa valutazione preoperatoria. Valutazioni che avrebbero permesso di rilevare che era affetto da polmonite", riporta "Il Messaggero".
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