È diventata insostenibile la situazione del drive-in Covid di Santa Maria della Pietà nella zona nord della capitale. Fin dalle prime ore del mattino chilometri di auto si mettono in fila per poter fare il tampone nel centro (ex struttura per malattie mentali) situato a Monte Mario aperto dalle 9 fino alle 18. Il tempo medio per riuscire in quella che può definirsi “un’impresa” sfiora le sei ore, arrivando in alcune giornate anche a sette.
Questo fa sì che già alle sei di mattina una lunghissima fila di auto blocchi completamente la zona impedendo al normale traffico di scorrere. Già dalla metà di agosto quando il servizio della Asl-Roma1 era iniziato, c’erano state enormi proteste e qualche tafferuglio da parte di chi si era recato per poter fare un tampone ed era rimasto per ore in macchina sotto un sole cocente. Un periodo quello in cui molti romani erano in vacanza. Si può quindi solo immaginare come sia ora la situazione. Il traffico che confluisce dalla trionfale per dirigersi verso Monte Mario viene incanalato solo dopo che le auto hanno impiegato almeno un’ora per compiere meno di un chilometro: solo da un certo punto, infatti, le vetture vengono poi suddivise tra chi si reca in città e chi invece deve accedere a fare il tampone.
Tutto questo con un numero insufficiente di agenti della municipale che verso le otto di mattina, nel tentativo di non bloccare completamente una delle arterie più importanti che porta a Roma, devia le auto in aperta campagna per poi farle tornare indietro cercando di decongestionare l’ingorgo. Oltre a essere una via laterale molto stretta, ci sono tra l'altro anche presenti le auto parcheggiate abusivamente che riducono ancora di più la carreggiata di quella che è una strada a doppio scorrimento. Disagi quindi non solo per chi va verso Roma, ma anche a chi va fuori città (autobus compresi) di raggiungere l’agognata meta.
Ma il problema non si risolve quando - dopo almeno un’ora e mezza - si riesce a entrare a passo d’uomo all’interno della struttura di Santa Maria della Pietà e ci si trova dinanzi a vari padiglioni. Quello deputato ai tamponi è il numero 90 che dista appena un chilometro dal cancello ma per percorrerlo in auto c’è bisogno di almeno altre cinque ore. Nessuna indicazione per chi deve fare il test rapido anziché il tampone: solo all’interno della struttura verrà fatto affluire in una fila a parte.
Le auto incolonnate procedono a passo d’uomo spostandosi di pochi centimetri ogni 40 minuti, questo perché, sempre per decongestionare il traffico, a una certa ore della mattinata le auto vengono fatte passare dall’entrata principale. Così chi arriva in vettura si mescola alla fila di chi invece si reca a piedi a fare il tampone. Ovviamente in ogni auto c’è un possibile infetto. Ma anche persone anziane e ultimamente bambini che - come confessa un’inserviente all’interno della struttura - sono quelli che rischiano di far aumentare ulteriormente i disagi: “Se si trova un positivo, tutti i bambini della sua classe e i loro genitori devono venire qui e da quando si sono aperte le scuole la situazione è diventata ingestibile”. “Quanti medici ci sono a fare i tamponi?”, chiediamo, “Tre infermieri”, ci viene risposto. Tre sole persone quindi per centinaia e centinaia di persone, che dopo due ore in macchina cominciano ad innervosirsi scendendo dalle auto e creando capannelli nell’attesa che qualcuno possa rispondere alle loro domande.
“Siamo anche fortunati - rivela un signore che è la seconda volta che fa questa “processione”- perché oggi c’è il sole, ma se comincia a piovere anche se hai fatto già quattro ore di fila chiudono e non fanno più i tamponi”, racconta. In effetti sul sito della Asl c’è scritto a chiare lettere: “La numerosità di accessi potrebbe anche comportare la chiusura anticipata rispetto all’orario stabilito delle 18.00. In caso di condizioni climatiche avverse il servizio potrebbe subire interruzioni e/o chiusure temporanee”.
E non è finita qui. Quando si è finalmente arrivati al primo step e mancherebbe meno di un chilometro per fare il tampone, le auto, vengono deviate all’interno del parco della struttura in un giro che non presenta nessun tipo di indicazioni. Quindi se la prima auto della fila sbaglia percorso, quelle che la seguono fanno la stessa fine. Questo percorso serve soltanto ad allentare la fila chilometrica, facendo girare in tondo le auto che ritornano poi esattamente al punto da cui si è partiti per cominciare l’ultimo chilometro che necessita ancora un paio di ore tra palazzi fatiscenti entrate sbarrate da sedie, lavori in corso e cavi scoperti. Lungo tutto il percorso si nota la presenza di soli due bagni chimici per l’enorme quantità di persone. Nel caso ad usarlo fosse un positivo, si può solo immaginare il potenziale pericolo per tutti gli altri, anziani e bambini compresi.
Quando finalmente si arriva al famigerato punto drive in - girando intorno a uno dei padiglioni - si trovano 4 paramedici sotto una struttura di legno che dopo aver controllato i documenti fanno il tampone agli automobilisti. “Ci si chiede perché ci sia solo un padiglione aperto e solo 3 persone che lavorano per centinaia di utenti che hanno bisogno”, si lamenta una signora. "Queste sono le risorse che abbiamo”, le viene risposto. In effetti vista l’affluenza e il problema pressante dei tamponi agli studenti ci sarebbe bisogno di triplicare almeno le postazioni e fare in modo che delle tende possano proteggere chi deve fare i “prelievi” anche in caso di pioggia o tempo avverso.
A questo proposito l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, fornendo i dati di contaggio delle ultime 24 ore ha dichiarato: "Stiamo lavorando per il raddoppio dei drive-in -specificando anche i luoghi dove sorgeranno - all'aeroporto di Guidonia, Monterotondo Scalo, Priverno, Aprilia, Gaeta, Pomezia, oltre al nuovo drive-in del Pertini e a quello che è già partito a via Odescalchi (Asl Roma 2), a Tor Vergata presso la grande area utilizzata durante il Giubileo, e in altre aree che si stanno valutando". Ci si augura quindi che le sue parole diventino fatti nel più breve tempo possibile.
Ultima beffa, dopo aver fatto il tampone: a chi chiede quando e come arriva il risultato viene risposto che "entro quattro, cinque giorni" arriva una telefonata.
"Se non arriva dovete tornare qui a farvela stampare”, assicurano gli addetti. “Mai arrivata nessuna telefonata - si intromette una signora sconsolata - è la terza volta che vengo qui non ho ancora ricevuto risposta”. L’alzata di spalle della povera infermiera spiega tutto più di mille parole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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