Il coronavirus sta arrivando anche nella Capitale. Lo dicono gli esperti, esortando le istituzioni a non farsi trovare impreparate. O meglio, a evitare che si ripeta il "partac come a Lodi" per citare l'espressione usata da Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, ai microfoni di "Radio anch'io" sulle frequenze di Rai Radio 1. Per Rezza, sentito anche da Adnkronos, Roma potrebbe fare la fine di Milano se non si corre ai ripari. "A Roma iniziano casi di Covid-19 e catene di trasmissione. Bisogna agire prontamente", ha sottolineato l'esperto.
Stando alle ultime notizie, sono 97 sinora i casi accertati nel Lazio (54 solo a Roma), di cui 8 ricoverati in terapia intensiva, 55 in terapia non intensiva, 31 seguiti a domicilio e 3 guariti. La Regione Lazio si è attivata per contenere il dilagare del virus, chiudendo palestre, piscine e centri benessere. Misure che si vanno a sommare a quelle fissate dal nuovo decreto firmato dal premier Giuseppe Conte. Basteranno? Le immagini della movida sconsiderata per le vie delle Capitale non lasciano ben sperare. E allora quello che si domandano un po' tutti è: il sistema sanitario del Lazio è pronto a fronteggiare un eventuale picco di contagi? La sanità laziale è uscita dal commissariamento a caro prezzo. A suon di tagli e sforbiciate: dal 2011 al 2017 sono andate perse 33 strutture. Tra queste c'è anche ex l'ospedale dedicato al padre dello pneumotorace artificiale, il Carlo Forlanini. Chiuso nel 2015 si è trasformato in un ricettacolo di sbandati e tossicodipendeti. Sgomberato nel 2016 avrebbe dovuto accogliere degli uffici pubblici, ma del progetto non se ne è più saputo nulla.
Oggi in tanti sono convinti che la riapertura sia una questione improrogabile. E su Change.org è approdata anche una petizione. "In conseguenza della situazione emergenziale derivante dalla diffusione del coronavirus - si legge - chiediamo la riqualificazione e la riapertura immediata dei servizi medici presso l'ospedale Forlanini perché torni a svolgere in tempi brevissimi la vitale funzione per la quale venne all'epoca creato". La richiesta è stata sottoscritta da 21.588 persone. Ed è stata sposata anche dalla consigliera regionale della Lega Laura Corrotti, che a settembre scorso ha effettuato un sopralluogo all'interno del nosocomio. "L'Italia è il terzo Paese al mondo per numero di infetti da coronavirus - ricorda la leghista - e la Regione Lazio ha preventivato, in caso di emergenza, appena 590 posti in terapia intensiva a fronte di un totale di quasi 6 milioni di abitanti laziali". I numeri sono chiari, c'è un posto letto ogni 10 mila persone. Per questo la Corrotti si appella al buon senso del governatore Nicola Zingaretti, che in questi giorni si trova in isolamento domiciliare, affinché riapra la struttura. È d'accordo anche Stefano Barone, segretario provinciale del Nursind: "Se venisse riaperto nell'immediato sarebbe una boccata d'ossigeno", dice.
Ma con l'emergenza alle porte, il sospetto è che i tempi tecnici per recuperare la struttura siano troppo lunghi: "L'ex Forlanini è il simbolo della sanità del Lazio, da polo d'eccellenza nel campo delle malattie polmonari si è trasformato in un rudere, se si fosse dato ascolto agli appelli che in tanti abbiamo lanciato non ci troveremmo in queste condizioni", conclude Barone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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