Il dramma del San Camillo: pazienti sulle barelle tra i rifiuti

Le difficoltà per pazienti e operatori sanitari sono sotto gli occhi di tutti. Per quattro giorni il posto letto di un uomo è una barella posta lungo il corridoio del pronto soccorso

Il dramma del San Camillo: pazienti sulle barelle tra i rifiuti

Una situazione drammatica, quella in cui versa il pronto soccorso del San Camillo di Roma, stando a un'inchiesta portata avanti da Repubblica anche sulla base delle dichiarazioni di un paziente che ha vissuto sulla propria pelle i problemi di organizzazione del nosocomio.

Da ben quattro giorni il posto letto dell'uomo è una barella posta lungo il corridoio del pronto soccorso, a breve distanza dal bagno degli uomini, da una camera in cui sono ammassati almeno altri 20 pazienti e da altre 3 donne, disposte su altrettante portantine collocate nel medesimo corridoio. "Sono arrivato qui venerdì, con la febbre che superava i 40 gradi e dolori addominali lancinanti", racconta il diretto interessato. "Mi hanno stabilizzato, ora sto meglio, quindi non posso lamentarmi, solo che non ho idea di quanto dovrò stare qui. So che devo essere ricoverato in gastroenterologia", aggiunge, "ma il posto letto non c'è ancora, e quindi mi tocca stare qui". Un'informazione che il 50enne ha ottenuto solo grazie al figlio, che è riuscito a parlare con uno dei medici dopo tante insistenze. Nessuna preoccupazione per il fatto di essere ammassati in uno spazio così ridotto. "Il tampone me lo hanno fatto", racconta ancora l'uomo, "ma il Covid in questo momento mi sembra il minore dei problemi".

Le difficoltà del pronto soccorso del San Camillo sono purtroppo note da tempo: solo nella giornata di ieri, alle ore 18, c'erano ben 103 pazienti, 41 dei quali in attesa da almeno 24 ore. L'arrivo di nuovi pazienti complica ulteriormente una situazione già compromessa. Ad essere piena è anche la zona destinata ai "codici verdi", e per ricavare spazio ulteriore da destinare ad altre barelle viene sfruttata ogni area libera disponibile, ad esempio tra gli scaffali delle medicine o in quelle stanze di piccole dimensioni in genere destinate ad accogliere materiale e dispositivi medici.

Non va meglio nell'area in cui vengono accolti i pazienti in codice giallo o rosso."Non ce la facciamo più", dichiara un'infermiera. "Il lunedì è il giorno peggiore", racconta ancora al cronista, "perché durante il weekend non si dimette quasi mai nessuno e ci troviamo schiacciati tra i pazienti e i parenti". Anche quella di parenti e accompagnatori diviene un'Odissea, specie per la difficoltà di ottenere informazioni sui propri cari, oramai ricoverati da ore al pronto soccorso.

Tra di essi anche i genitori di una giovane affetta da sclerosi multipla, giunta in ospedale a causa di una forte cefalea accompagnata da vomiti. Il telefono è l'unico modo di ottenere qualche notizia, anche se la ragazza rivela di avere un problema particolarmente serio. "Mamma, non ci vedo più da un occhio". Nessuna possibilità di inoltrare segnalazione al personale sanitario, come richiesto dalla madre alla ragazza.

"Non c'è nessuno, non so proprio a chi chiedere", replica quest'ultima, che successivamente invia una foto del luogo in cui si trova in attesa, una stanza di risulta o un corridoio isolato in cui è visibile dell'immondizia. Una delle tante zone di fortuna del San Camillo, dove i pazienti si trovano costretti ad attendere il proprio turno senza alcuna certezza.

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