Greta Gila, modella ungherese 25enne, ha vinto il ricorso e le è stato riconosciuto un indennizzo per essere stata reclusa in carcere due mesi e mezzo anche se innocente. La Corte d’Appello ha definito la giovane “collaborativa e senza alcuna negligenza” che potesse giustificare il sospetto su di lei. Queste le motivazioni con cui l’ex Miss Ungheria ha vinto il ricorso, ricevendo 22.200 euro come 'equo indennizzo'. Come riportato dal Corriere, la 25enne era stata ingiustamente detenuta in carcere due mesi e mezzo perché ritenuta un corriere della droga. La donna è però stata poi scagionata da ogni accusa prima ancora che potesse iniziare il processo. La Corte d’Appello ha respinto le richieste della Procura Generale, secondo cui l'arresto era avvenuto a causa della leggerezza della ragazza all'interno della vicenda nella quale era stata, in modo errato, coinvolta.
Miss Ungheria fermata in albergo
Il fatto risale al 2019, quando la modella e miss ungherese era stata fermata in un albergo di Fiumicino prima di ripartire per Tokyo per prendere parte a un servizio fotografico, in quanto ritenuta un corriere della droga. Gila si trovava in albergo, quando venne raggiunta da una collaboratrice dell'agenzia con cui era stata scritturata, che aveva con sé 11 chili di cocaina e, proprio per questo motivo, era già controllata e seguita dalla Guardia di Finanza. Quando i finanzieri entrarono nella stanza dell’hotel la 25enne si trovava al telefono con i suoi genitori, ma subito si era dichiarata estranea ai fatti e ignara di tutto. Alla giovane venne contestato anche di aver consegnato alla costumista un biglietto aereo, che però non era tra gli oggetti sequestrati. Le forze dell’ordine avevano quindi arrestato e portato nel carcere di Civitavecchia Gila, che è rimasta dietro le sbarre da marzo a giugno 2019. Dopo i 74 giorni di carcere, la miss era stata raggiunta dall’obbligo di firma per altri sei mesi, prima di riuscire a ottenere l'archiviazione.
Erano stati chiesti 100mila euro
Dovendo restare in Italia per l'obbligo di firma, aveva trovato lavoro prima in un pub e poi in un negozio di moda. Come lei stessa ha ammesso, non aveva avuto problemi a trovare un impiego dato che è una bella ragazza e parla diverse lingue. Gila ha definito i giorni passati in carcere come “un'esperienza dura ma dove ho ricevuto anche tanta solidarietà, ne sono uscita per la capacità di perdermi d'animo”. Una volta tornata al suo Paese ha deciso di dedicarsi alla pittura e agli studi d'arte per cercare di superare il trauma vissuto in cella e di abbandonare per sempre il lavoro di modella. Il danno subito che le è stato riconosciuto è inferiore ai 100mila euro che i legali della donna avevano chiesto. Questa forma di risarcimento non viene infatti riconosciuta dall'ordinamento italiano, che rinvia invece a un indennizzo giornaliero. Il valore del risarcimento è stato comunque calcolato su una cifra più alta di quella che è fissata per legge, proprio per quanto avvenuto.
Il legale che ha assistito la ragazza, l'avvocato Massimiliano Scaringella, si è detto “molto soddisfatto del provvedimento perché è stato riconosciuto che Greta abbia agito in modo estremamente prudente e che non gli si può imputare alcunché a livello di leggerezza. Questo da un punto di vista morale è importante anche per la famiglia”.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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