Gelo e degrado negli alloggi popolari: "Qui ci fanno vivere come cani"

Nelle case popolari di via Tovaglieri, alla periferia est di Roma, i riscaldamenti ancora non sono stati accessi. "Qui cade tutto a pezzi, non vogliamo fare la fine del ponte Morandi", denunciano gli inquilini

Gelo e degrado negli alloggi popolari: "Qui ci fanno vivere come cani"

Nella casa di Martina ormai non c'è più nessuno. Lei, sua figlia di appena due anni e la nonna, di 80, sono dovute scappare. "Nell'alloggio fa troppo freddo e così ci siamo accampate da mia madre", racconta. È una storia che si ripete ai quattro angoli della Capitale, iniziata il 15 novembre. Data che, per gli inquilini delle case popolari, avrebbe dovuto significare l'accensione dei riscaldamenti. Avrebbe, perché le decine di porteste divampate in città hanno dimostrato il contrario. La cronaca di questo inverno è stata un rincorrersi di notizie identiche. E alla fine dei conti migliaia di nuclei familiari sono rimasti al gelo. I più fortunati solo per qualche giorno, perché di fronte ai roghi appiccati in mezzo alla strada e alle barricate di cassonetti qualcosa si è mosso.

Purtroppo però, nei quartieri dove il malessere non è sfociato in rivolta c'è chi ancora aspetta di vedersi riconosciuto un diritto. Quello ad una vita dignitosa e alla salute. È il caso di Martina, che vive nei palazzoni popolari di via Tovaglieri, alla periferia est della Capitale. "Mia nonna è ossigeno dipendente e invalida al 100 per cento, se si dovesse prendere una broncopolmonite morirebbe", si sfoga la ragazza. La sua non è un'eccezione, bensì la regola. Sono circa 300, infatti, gli appartamenti dove i termosifoni non sono mai entrati in funzione. Dove fa freddo, così tanto freddo che chi li abita preferisce trascorre il suo tempo in strada. Ma questa è solo una delle tante difficoltà quotidiane. In casa di Maria Teresa, mamma di tre bambini, due anni fa i vigili del fuoco hanno fatto un sopralluogo. "Pioveva acqua dal soffitto e il salvavita scattava in continuazione", ricorda la donna. Le hanno detto di tenere le luci del corridoio spente, per precauzione. E quelle luci sono rimaste spente ancora oggi. "Cosa aspettano a intervenire? Che succeda l'irreparabile". Come lei tante, troppe persone denunciano la presenza di grosse chiazze di muffa sulle pareti, perdite d'acqua e distaccamenti di intonaco. Le denunciano ai nostri microfoni, perché le segnalazioni non hanno prodotto alcunché.

"A casa mia - racconta Anna, indicando le chiazze d'acqua che affrescano le pareti - sono venuti i tecnici a fare delle foto, era il 2016, da lì non ne ho saputo più nulla". "Non vogliamo fare la fine del ponte Morandi". D'altronde qui è una sfida persino ottenere la riparazione di un ascensore. Lo sa bene Agostino, disabile al 100 per cento e costretto su una sedia a rotella. Il suo alloggio si trova al quinto piano, ed in più occasioni è rimasto intrappolato in casa. "Ho passato anche due settimane di fila prigioniero in casa perché si era rotto l'ascensore", denuncia. "Una volta sono dovuti venire i pompieri per portarmi giù perché dovevo andare a fare le terapie in ospedale", racconta. "Il problema - ci spiega Francesco Figliomeni - è che qui non si vede nessuno da anni, la manutenzione è completamente ferma, soprattutto negli ultimi anni". "Noi in Campidoglio abbiamo presentato mozioni e ordini del giorno, ma ci prendono per pazzi", spiega il consigliere allargando le braccia. "Il sindaco deve venire qui a rendersi conto di persona della situazione", attacca.

Il suo non era il partito che si è ammantato di aver sconfitto la povertà? Ecco, è il caso che venga a verificare di persona com'è che vivono i poveri della sua città. "Ci fanno vivere come cani, ma che colpa abbiamo noi? La nostra unica colpa è essere poveri", dicono in coro i residenti di via Tovaglieri.

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