"Bergoglio paga l’Imu", diceva Beppe Grillo nel 2017 in un video pubblicato su Facebook. Ma la Capitale, almeno per ora, dovrà rinunciare ai "200 milioni di euro" che pensava di incassare dai tributi versati dagli enti ecclesiastici.
È l’ennesima promessa tradita di Virginia Raggi, che prima di essere eletta a Palazzo Senatorio assicurava che il Campidoglio a guida pentastellata avrebbe potuto contare sui proventi del pagamento dell’Imu da parte degli enti commerciali di proprietà del Vaticano. Oggi, a distanza di quattro anni, la relazione prodotta dagli esperti che hanno lavorato per schedare uno per uno gli immobili a cui chiedere l’obolo certifica che è impossibile effettuare un computo di questi beni.
Lo rivela Il Messaggero, che ha avuto accesso alla relazione dei tecnici del Comune. Spesso, infatti, i proprietari sono sacerdoti, oppure non sono religiosi ma privati non collegati direttamente con il Vaticano. Insomma, nonostante la disponibilità di Papa Francesco, che nel 2015 aveva detto che se un convento lavora come un albergo allora deve pagare le tasse, uno dei cavalli di battaglia della propaganda grillina è destinato a rimanere lettera morta.
In realtà un importante assist era arrivato nel 2018 con una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue. Da Lussemburgo hanno imposto all’Italia di riscuotere l’Imposta comunale sugli immobili anche da cliniche e scuole paritarie, insomma anche dagli immobili non commerciali di proprietà del Vaticano. Il Campidoglio ha provato ad effettuare una mappatura delle attività morose per recuperare il credito, che l’allora presidente del Dipartimento per la razionalizzazione della Spesa, oggi assessore, Daniele Frongia, computava in 200 milioni di euro l’anno.
Ma individuare gli enti religiosi, scrive Il Messaggero dopo aver esaminato le carte, sarebbe difficilissimo. Non tutti, infatti, fanno capo all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, l’APSA. Possono appartenere a singoli religiosi o a comunità, magari non legate direttamente con i Sacri Palazzi. Un vero e proprio nodo gordiano che i tecnici del Campidoglio, per ora, non riescono a sciogliere.
A farne le spese sono le casse del Comune di Roma, anche perché, si legge sempre sul quotidiano di via del Tritone, quasi tutti gli "enti non commerciali che svolgono attività ricettive" fanno capo alla Chiesa. Si parla del 90 per cento di questo tipo di attività. Ma un censimento è praticamente inattuabile.
Tanto che i tecnici incaricati di redigerlo dopo la sentenza della Corte europea si sono praticamente arresi. E così il Movimento 5 Stelle, per ora, deve rinunciare ad uno dei suoi cavalli di battaglia elettorali. La promessa grillina resta chiusa in un cassetto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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