“Perché l’elemosiniere non viene anche da noi?". Da quando monsignor Konrad Krajewski è andato a riallacciare la corrente elettrica allo Spin Time Labs, tutti coloro che vivono nelle occupazioni della Capitale sperano di ricevere lo stesso trattamento.
Quello strano feeling tra Action e Vaticano
Quel gesto ha “sdoganato” una certa contiguità morale e valoriale tra i “preti di periferia” e i movimenti di sinistra di lotta per la casa. Una realtà che era stata tenuta seminascosta e confinata ai casi di don Andrea Gallo, di dichiarata fede comunista, ma che, ora, pare aver raggiunto le più alte sfere del Vaticano. L’eccezione che diventa prassi. “Credo che il Papa si stia facendo promotore di un’alleanza tra le nuove povertà per costruire delle politiche che riducano le diseguaglianze e restituiscano i diritti alle persone”, ci dice il fondatore di Action Andrea Alzetta, detto Tarzan, a margine di un incontro sulla “rigenerazione urbana” che si è tenuto nel quartiere Eur Mostacciano di Roma, a pochi chilometri dall’occupazione degli stabili di viale del Caravaggio, in cima alla lista degli immobili prossimi allo sgombero.
La tensione, dopo la stretta sulle occupazioni voluta dal ministro Matteo Salvini, è palpabile, ma i movimenti per la casa giocano di sponda con il Vaticano. “Il gesto dell’elemosiniere è riuscito a ribaltare il racconto e a far vedere che esistono persone che fanno dei lavori talmente mal pagati che non possono permettersi un affitto”, spiega Tarzan che, nel corso del suo intervento, ha rivelato che le istituzioni ora sono molto più disponibili ad aprire una trattativa per salvare lo Spin Time Labs. “Le persone sono fatte di carne e ossa, non è che spariscono se fai un appello alla legalità. Puoi liberare un palazzo ma le persone restano in strada”, aggiunge Tarzan che, come ha documentato un recente reportage de ilgiornale.it, ha fatto dello Spin Time Labs il suo regno.
Monsignor Lojudice: "Per i cristiani esiste l'obiezione di coscienza"
Una visione del mondo, quella di Tarzan, condivisa anche da monsignor Paolo Lojudice, segretario della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei. “Per me dove c’è un essere umano, la Chiesa c’è. Se ci persone in uno stato di bisogno, la Chiesa ha il dovere di esserci”, ci dice Lojudice, ex ausiliare di Roma Sud e neo arcivescovo di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino. “La fede cristiana non è intimistica ma coinvolge l’umanità e per questo la Chiesa è stata accusata anche di ingerenza nel contesto civile e politico. Poi l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco ha spalancato una porta, soprattutto sul mondo laico e civile”, spiega ancora monsignor Lojudice. La linea tracciata dal Vaticano è chiara: le persone vengono prima delle leggi ed è in questo solco che si inserisce il gesto dell’elemosiniere vaticano Konrad Krajewski, a detta di Lojudice, il vero e proprio “braccio destro del Papa”. “Non tutte le leggi sono uguali e sono giuste. Ci sono delle leggi che un cristiano non può condividere, proprio alla luce della fede di fronte alla quale, come prevede lo statuto di un cristiano, è prevista l’obiezione di coscienza”, precisa il porporato per spiegare e difendere ancora una volta la scelta di Krajewski. “Ma la cosa più importante - aggiunge - è fare in modo di animare l’opinione pubblica affinché quella legge sia cambiata”. Sembra a suo agio, Lojudice, tra gli esponenti dei movimenti di lotta per la casa, gente che come lui non condivide le politiche del Viminale. “Io direi di sì…”, è la sua primissima risposta alla domanda se un cristiano debba o possa ribellarsi anche alle leggi del ministro Salvini.
“Non è mio compito entrare nel merito ma – sottolinea - certamente i decreti sicurezza su alcune cose lasciano un po’ perplessi. Bisogna affrontare queste questioni in maniera un po’ seria e non con slogan solo perché in questo momento si prendono più voti”.
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