Ci sono volute ben due ore e trentasette, ossia centocinquantasette minuti, prima che Paula Onofrei, ventinovenne di origini romene da tempo residente a Roma, ha ricevuto soccorso dagli operatori di un'ambulanza. Un tempo lunghissimo in cui vengono effettuate ben quattro chiamate, inascoltate, al 118.
A chiamare i soccorsi è Rebecca, sorella minore, in quel momento a casa con Paula. Quest'ultima si era recata al pronto soccorso già due giorni prima, il 21 luglio, a causa di forti crampi addominali. Il sospetto è che si tratti di una colite. Dopo ore e ore in sala d'aspetto Paula decide di tornare a casa nonostante i fortissimi dolori. Le somministrano alcuni antidolorifici in quell'occasione. Il giorno dopo lo passa sdraiata a letto. Venerdì 23 luglio mattina però la situazione precipita. Si sveglia in stato di semi coscienza. "Mia sorella sta male, non sente più le mani e i piedi", dice preoccupata Rebecca al 118 alle ore 13.03. "Arriviamo", la risposta. Prima che arrivino i soccorsi, però, ci vorranno tre ore e ben altre tre telefonate. Dopo un'ora ancora non si presenta nessuno. Sono le 14:13 quando viene fatta la seconda chiamata. Ancora nulla. La terza telefonata è alle 14.57. "Paula ha il corpo viola e non vede più". Niente. Per la quarta e ultima volta, Rebecca chiama il 118 alle ore 15.29 terrorizzata dal fatto che la sorella non risponda più. Solo a quel punto le viene promesso l'arrivo di un'ambulanza che arriva alle 15.40. Ormai è troppo tardi e i tentativi di rianimazione sono vani. Alle 17 viene constatato il decesso. Il medico legale appurerà che la morte è stata provocata da uno choc settico provocato da un'ulcera perforante e da una peritonite.
"Quando sono arrivati era troppo tardi. Mia sorella si poteva salvare, si poteva fare di più invece è morta davanti ai miei occhi", sono le strazianti parole di una ragazza che ha visto esalare l'ultimo respiro di sua sorella. Artemiza, la mamma di Paula e Rebecca, il giorno della tragedia non era a Roma ma si trovava in Romania. Non ha potuto fare nulla a causa della distanza se non rimanere inerme di fronte agli eventi. "Chi ha sbagliato deve pagare, mia figlia non tornerà più ma almeno deve avere giustizia", afferma Artemiza.
L'avvocato della famiglia, Aurelio Padovani, ha dato la colpa della morte di Paula al ritardo nell'arrivo dell'ambulanza del 118. Se fosse arrivata in tempo, secondo i parenti, la morte si sarebbe potuta evitare. Il nodo della questione è proprio questo.
La famiglia ha perciò sporto denuncia contro ignoti con l'accusa di omicidio colposo. La procura ha il dovere di fare chiarezza. La Ares 118, invece, ha avviato un audit interno per accertare cosa sia accaduto quel 23 luglio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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