Omicidio Sacchi, ora il killer ha deciso di parlare con gli investigatori

Il nuovo interrogatorio di Valerio Del Grosso ci sarà nel pomeriggio: dovrà chiarire dove sono finiti i soldi e la pistola con cui ha ucciso Luca Sacchi. E nell'inchiesta spunta un'altra ragazza: è la fidanzata di Princi

Omicidio Sacchi, ora il killer ha deciso di parlare con gli investigatori

Su quale rete potevano contare Marcello De Propris e i due pusher di Casal Monastero coinvolti nell’omicidio di Luca? Che fine hanno fatto l’arma del delitto e i 70mila euro che erano dentro lo zainetto di Anastasiya? E chi c’è dietro l’affare che la fidanzata di Luca e l’ex compagno di scuola, Giovanni Princi, volevano concludere con Valerio Del Grosso e Paolo Pirino? Sono alcuni degli interrogativi ai quali gli inquirenti che indagano sul caso Sacchi stanno tentando di dare una risposta.

La soluzione al giallo potrebbe arrivare nel pomeriggio di oggi dal nuovo interrogatorio di Valerio Del Grosso. Il pasticcere 21enne che la sera del 23 ottobre freddò Sacchi con un colpo di pistola alla nuca davanti al pub John Cabot, nel quartiere Appio Latino, avrebbe deciso di parlare. La decisione di collaborare con gli inquirenti, secondo quanto si apprende dal Messaggero, potrebbe essere maturata dopo l’arresto di Marcello De Propris e di suo padre, Armando, trovato in possesso di un chilo di droga durante la perquisizione dei carabinieri. È stato questo 22enne di Tor Sapienza, secondo quanto è emerso dall’esame dei cellulari degli indagati, a “imballare” i 15 kili di marijuana destinati ai ragazzi dell’Appio. Ed è sempre lui a mettere in mano a Valerio Del Grosso il revolver con cui ucciderà Luca per rubare ad Anastasiya i 70mila euro che aveva nello zaino e che servivano per acquistare l’erba.

È proprio Del Grosso, quindi, che potrebbe chiarire che fine hanno fatto i soldi, con cui, sempre stando alle intercettazioni, avrebbe progettato di “fuggire in Brasile” con Pirino, la mattina dopo l’omicidio. Oltre ad indicare il luogo in cui si trova la pistola con cui ha ucciso Luca. Mentre il personal trainer era ancora esangue sul marciapiede all’angolo tra via Bartoloni e via Moomsen, infatti, Del Grosso chiamò De Propris, che gli rispose dandogli l’indirizzo di casa sua. La mattina dopo il 22enne, insultandolo, chiese a Del Grosso di portargli “la tuta”. Per gli inquirenti sarebbe la pistola. Ma il revolver non è stato più ritrovato. E l’attenzione di chi indaga, come riferisce lo stesso quotidiano, si concentra ora su un quarto uomo. Una persona di cui non si conosce l’identità che De Propris e Del Grosso avrebbero incontrato il giorno successivo all’omicidio davanti al Burger King di Tor Sapienza, forse proprio per far sparire l’arma del delitto e per organizzare la fuga dell’assassino.

C’è un altro particolare, poi, che resta da chiarire. Sempre il 24 ottobre, secondo la fidanzata di Del Grosso il giovane si sarebbe fatto portare in zona Colosseo, precisamente a via Claudia, dove è rimasto fino alle otto di sera. Quando la ragazza passa a prenderlo, Del Grosso si è cambiato, indossando una tuta grigia. Ulteriori particolari su quella notte potrebbero emergere anche da un’altra testimonianza. Quella di Clementina, la fidanzata di Giovanni Princi, che la sera dell’omicidio di Luca accompagnò Anastasiya in caserma.

Secondo le ricostruzioni giornalistiche potrebbe essere stata lei a suggerirle la versione da riferire ai carabinieri, o addirittura c’è chi ipotizza che possa essere stata incaricata di stare accanto ad Anastasiya per assicurarsi che la babysitter tenesse la bocca chiusa, visto che, stando a quanto di legge nell’ordinanza del gip, la fidanzata di Luca risulta essere una figura “subalterna” a quella di Princi. Entrambi saranno risentiti dagli investigatori, che ascolteranno di nuovo anche Paolo Pirino. Tutti probabilmente si avvarranno della facoltà di non rispondere. Anche se il pusher di Casal Monastero ora dovrà chiarire anche cosa ci facevano nella sua auto i 31 grammi di cocaina rinvenuti mercoledì scorso dai militari.

L’ipotesi, agghiacciante, è che la mattina dopo lo sparo, mentre Luca ancora lottava fra la vita e la morte, il ragazzo abbia caricato la sostanza in auto e abbia proseguito la sua attività di spaccio come se nulla fosse.

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