Orrore al Gianicolo, tra accampamenti abusivi, immondizia e tossici

Il panorama che si vede dal fontanone del Gianicolo ormai è quello di una schiera di insediamenti abusivi che si snodano dalla cima del colle, offrendo riparo a tossici e senza fissa dimora

Orrore al Gianicolo, tra accampamenti abusivi, immondizia e tossici

Dal centro alla periferia il degrado è il minimo comun denominatore che ormai caratterizza la Città Eterna. Una settimana fa la scoperta di una baraccopoli a due passi dalla terrazza del Pincio aveva fatto gridare allo scandalo i residenti e lasciato a bocca aperta centinaia di turisti. Ma quello degli accampamenti “con vista” non è un fenomeno limitato alla suggestiva cornice di Villa Borghese.

Anche le pendici del Gianicolo, “l’ottavo” colle di Roma, che offre uno dei panorami più spettacolari sulla città, sono costellate da mini-insediamenti (guarda il video). Uno di questi si trova proprio a pochi metri dal “fontanone” e dalla chiesa di San Pietro in Montorio. Gli indumenti appesi agli alberi e i cumuli di immondizia e bottiglie rotte si intravedono dalla scalinata che porta da via Goffredo Mameli a via Giuseppe Garibaldi, frequentata giorno e notte da decine di turisti. I clochard hanno sistemato tutto l’occorrente per mangiare e dormire fra la vegetazione incolta. “Ormai gli insediamenti abusivi sono diventati parte integrante di questo territorio anche se ci troviamo a ridosso del centro cittadino ogni area verde è colonizzata”, denuncia Giovanni Picone, consigliere del XII Municipio, della Lega. “Non c’è controllo del territorio, la manutenzione del verde e la sicurezza sono completamente assenti”, attacca l’esponente del Carroccio ricordando l’omicidio di Carlo Macro, il ragazzo ucciso nel febbraio 2014 da un senzatetto proprio in via Garibaldi.

Ma quello a due passi dal Gianicolo non è l’unico accampamento abusivo. Scendendo verso viale Trastevere incappiamo in un’altra baraccopoli nascosta tra la vegetazione. Ci troviamo a viale Aurelio Saffi e su un materasso sistemato tra gli alberi che costeggiano la scala Righetto da due mesi si è stabilita Mila, una clochard sudamericana che qui ha portato tutto quello che serve per cucinare, dormire e stendere i panni. “Vivo qui da sola”, ci assicura, anche se la quantità di vestiti, scarpe e coperte accumulati tra la boscaglia fanno pensare che gli inquilini siano più di uno. Per vivere rovista nei cassonetti e vende il ricavato nei vari mercatini abusivi della città. “Prima dormivo lungo il fiume, mi sono trasferita qui da poco, sono malata”, ci dice mostrandoci ferite alle mani e alle braccia. Non ha paura a vivere in mezzo alla strada e neppure dei gruppi di tossici che si bucano poco più avanti, sul marciapiede che incrocia viale Trastevere.

Abbandonati tra gli alberi e sulle aiuole troviamo i resti delle notti brave: siringhe conficcate nel terreno e confezioni di metadone. “Non ne possiamo più, ogni sera si mettono qui in tre o quattro e si iniettano di tutto”, ci dice una coppia che abita a viale Saffi. “Una volta ne abbiamo trovato uno proprio davanti al nostro cancello, con i pantaloni abbassati, che piangeva mentre tentava di bucarsi l’inguine perché non riusciva a trovare la vena”, raccontano. “Di siringhe ne troviamo tantissime, almeno quattro o cinque al giorno, una ce l’hanno addirittura piantata nel cancello”, conferma un’altra signora. I tossici si riforniscono nella farmacia poco distante, aperta giorno e notte, e poi scelgono questa via appartata per consumare la loro dose. Il palazzo che ospita il ministero dell’Istruzione è distante poche decine di metri, ma qui sembra di essere in un sobborgo dimenticato. “Non ci sentiamo per niente sicuri, abbiamo paura”, ci dice un altro residente.

I rischi sono molteplici, da quello di essere aggrediti a quello che i fuochi accesi dagli inquilini delle baraccopoli si estendano alla vegetazione circostante provocando pericolosi incendi. “È già capitato qualche anno fa”, conferma una donna, che denuncia di aver subito diversi tentativi di furto nella sua abitazione. Anche piazza Bernardino da Feltre, che dà proprio su viale Trastevere, è diventata un ricovero per senzatetto. “La Caritas distribuisce i pasti ma non ci sono bagni chimici nella zona e così vengono tutti a fare i bisogni davanti alle nostre case”, si lamentano i residenti.

All’amministrazione chiedono un intervento per ripristinare il decoro, o almeno per sistemare la vegetazione selvaggia che ormai ha inghiottito del tutto le antiche mura gianicolensi e che offre un porto sicuro a sbandati e senza fissa dimora.

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