Ora è svolta su Gaia e Camilla "Le ragazze sono morte così..."

Le ragazze investite a Roma su Corso Francia non erano sulle strisce pedonali al momento dell’impatto. Ma l’auto di Genovese andava troppo veloce

Ora è svolta su Gaia e Camilla "Le ragazze sono morte così..."

Quella notte di dicembre Gaia e Camilla non erano sulle strisce al momento dell’impatto. Sono sbucate, all'improvviso, dal buio e lo scontro è stato inevitabile. Ma era difficile vederle, soprattutto per un’auto che correva. È stata depositata in procura la consulenza del perito del pubblico ministero sull’incidente in cui, nella notte tra il 21 e il 22 dicembre scorso hanno perso la vita Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. A travolgerle, su corso Francia, grande arteria a nord della città, Pietro Genovese, ventenne figlio del regista Paolo.

La relazione arrivata ai pm conferma la velocità, ma parla anche di concorso di colpa. Ovviamente bisognerà chiarire in quale percentuale, anche sulla base dei calcoli e della perizia sul mezzo. Perché, questa la tesi dei magistrati, l’incidente poteva essere evitato se la macchina fosse andata piano e se Genovese non avesse bevuto. Il tasso di alcol nel suo sangue era, infatti, superiore ai limiti. Lo era anche quello di stupefacenti, ma non gli è stato contestato perché non si può dire con certezza se li avesse assunti quella notte. Lo scrive Repubblica.

La consulenza potrebbe alleggerire la posizione del ragazzo che, dal 26 dicembre, è ai domiciliari con l’accusa di duplice omicidio stradale. Per studiare bene cosa è accaduto quella notte a pochi giorni dal Natale, il perito nominato dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e dal sostituto Roberto Felici, aveva anche chiesto l’autorizzazione ad alcune prove sul posto. L’undici febbraio scorso, i vigili hanno chiuso corso Francia, di notte, per lasciare ai periti la possibilità di fare tutte le verifiche in loco, cercando di ricreare la stessa scena. Tante le attrezzature usate tra cui anche un dispositivo per ricostruire la scena in 3D e per fare chiarezza sulle divergenti testimonianze raccolte dai vigili del II gruppo quella notte e durante le indagini.

C’era infatti chi sosteneva che le adolescenti avessero attraversato sulle strisce e chi, invece, diceva che avevano scavalcato il guardrail in un tratto buio e dove non era previsto l’attraversamento pedonale. E ora, dopo meno di due mesi, la relazione è arrivata a piazzale Clodio. Gli elementi da analizzare sono molti. Esiste il dato del concorso di colpa. Ma in un processo in cui l’ingegneria e i calcoli matematici la faranno da padroni, un peso avrà anche il rispetto dei limiti di velocità.

Genovese, anche durante il suo

interrogatorio di garanzia, al giudice ha raccontato di aver colpito le ragazze poco dopo essere ripartito da un semaforo rosso. E che, quindi, la sua velocità non era sostenuta. Ma per l’esperto l’auto andava veloce.

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