Povertà, esasperazione e paura: così le periferie ora possono esplodere

Tra povertà, disagio sociale, insicurezza e paura nelle periferie romane rischia di esplodere la rabbia dei cittadini esasperati

Povertà, esasperazione e paura: così le periferie ora possono esplodere

Povertà, isolamento, esasperazione. Le periferie romane sono bombe pronte ad esplodere da un momento all’altro. Nei palazzoni delle borgate romane la quarantena si vive in sei o sette confinati in pochi metri quadri. Mai come in questo periodo tra le case popolari si respira incertezza e preoccupazione per il futuro.

C’è chi sopravvive con il reddito di cittadinanza, chi si arrangia con i buoni spesa del Comune, chi, come giurano a La Stampa alcuni residenti del quartiere di Tor Sapienza, pensa anche ad assaltare i supermercati se dallo Stato non arrivassero soldi e aiuti, come è già successo in alcune città del meridione. Tutti sono concordi nel dire che non si può andare avanti a lungo con la solidarietà.

I numeri forniti dalle Caritas diocesane aiutano ad inquadrare il problema. La richiesta di aiuti alimentari è aumentata dal 20 al 50 per cento da quando è scoppiata l'epidemia di Covid-19. "Molte famiglie hanno visto perdere il posto di lavoro e i poveri e i più deboli di prima lo sono ancora di più oggi, con la pandemia del coronavirus in corso", assicura il responsabile della Caritas romana, don Antonio Pompili. Sono quelli che si arrangiavano con i lavoretti in nero, ma anche i commercianti e chi ha aperto una partita Iva.

L’emergenza sanitaria, spiega il parroco della chiesa di San Martino I Papa, ha portato alla nascita di "nuove fasce di povertà". E poi ci sono gli anziani. "Molti – aggiunge - non riescono ad arrivare alla fine del mese e sono costretti a rimanere a casa per motivi di sicurezza". A Corviale, nel quadrante sud della Capitale, una pensionata confessa a La Stampa di avere paura di ammalarsi. Ma non è il Covid-19 che la spaventa, bensì il timore che una volta tornati dall’ospedale si possa trovare il proprio appartamento occupato.

È successo nei giorni scorsi a Milano, e non di rado si verifica anche qui. Paura, rabbia e frustrazione possono alimentare nuove guerre tra poveri, come è successo qualche giorno fa a Torre Maura. I residenti della borgata, rinchiusi nei loro appartamenti, hannoiniziato a tirare sassi contro il centro di accoglienza di via Paolo Savi, dove due migranti sono risultati positivi al coronavirus. L’ira dei residenti è esplosa dopo aver visto alcuni degli ospiti della struttura scavalcare la recinzione ed aggirarsi per il quartiere.

Ora il centro è sorvegliato h24 dalla Polizia Locale, visto che proprio lì, un anno fa, si scatenò una vera e propria rivolta contro il trasferimento di alcune famiglie rom. Tra i sorvegliati speciali c’è anche il Selam Palace, alla Romanina. Il mega palazzo occupato da 600 richiedenti asilo dove si moltiplica di ora in ora il numero degli stranieri positivi al Covid-19. Tra gli abitanti della zona, alla periferia Est di Roma, cresce la preoccupazione che corre via social sui gruppi di quartiere.

L’amministratore della pagina "Sei di Cinecittà Est se", ha dovuto censurare decine di commenti xenofobi. "Si rende noto che da questo momento i commenti che inneggiano all'odio razziale anche solo tramite proposte violente per la soluzione a problematiche sociali, saranno segnalati direttamente alla polizia postale", si legge in un avviso pubblicato sul gruppo.

E poi c’è il nodo campi rom che costellano le aree più periferiche della città e che sono sorvegliati speciali del Campidoglio.

La sindaca Virginia Raggi giura che la situazione è sotto controllo, ma le associazioni, come la 21 Luglio, li hanno definiti "bombe ad orologeria", denunciando le criticità dal punto di vista igienico-sanitario, oltre alla mancanza di screening, disinfettanti e dispositivi di protezione individuali per combattere il contagio.

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