Protesta anti-rom a Casal Bruciato: "Raggi assegni l'alloggio agli italiani"

Nuove proteste a Casal Bruciato, il quartiere che si è ribellato all'assegnazione di un alloggio popolare ad una famiglia rom e che ora chiede venga dato agli italiani

Protesta anti-rom a Casal Bruciato: "Raggi assegni l'alloggio agli italiani"

Tra i palazzoni grigi di Casal Bruciato sventolano i tricolori. Li hanno portati i residenti per rivendicare un’appartenenza ed un diritto: quello alla casa. Mentre Noemi, la giovane mamma che ha occupato l’alloggio popolare di via Facchinetti, assegnato dal Comune di Roma ad una famiglia rom, si prepara a trascorrere la sua prima notte in tenda. A casa di sua nonna, appena 30 metri quadri da dividere in otto, non vuole tornare. Dice che lo fa per suo figlio che ha sei mesi ed è nato in una città che non concede riscatto. “I diritti qui te li devi conquistare, ed io non mollo”, ci aveva confidato a denti stretti questa mattina. Lei e la sua famiglia adesso possono contare su cento mamme e sul sostegno di un intero quartiere.

Tutto è cominciato il giorno prima, con l’assegnazione di uno degli alloggi dell’immobile ad una famiglia rom. Tanto è bastato per trasformare il quartiere in una nuova Torre Maura. “Quando gli inquilini si sono accorti dell’arrivo dei rom – spiega Stefania – si sono spaventati ed hanno reagito”. Una reazione spontanea, di pancia, che si è tradotta in una barricata di cassonetti ed ha avuto l’effetto desiderato: i nomadi hanno rinunciato all’appartamento. Nel giro di qualche ora gli è subentrata Noemi che, per poco, ha potuto assaporare il sogno di una casa tutta sua. Ha desistito quando sono arrivate le forze dell’ordine: “Temevo che potessero togliermi il bambino”, dice.

La sua nuova sistemazione è una tenda verde, montata nel giardino condominiale di via Facchinetti. “L’alloggio lo devono dare a lei, non ai rom”, dicono in coro gli inquilini, determinati a rimanere al suo fianco finché non otterranno quello che chiedono. “Se non vogliono che scoppino nuove rivolte – avverte Fabrizio Montanini, coordinatore dei comitati di zona – diano una casa a Noemi”. L’assessorato al Patrimonio di Roma Capitale, però, ha già fatto sapere che “le assegnazioni delle case di Edilizia residenziale pubblica vengono effettuate esclusivamente e scrupolosamente in base alla disponibilità degli immobili e all’ordine delle graduatorie, escludendo qualsiasi discriminazione, possa essere essa di etnia, credo o religione”.

Una spiegazione che non convince gli abitanti di Casal Bruciato. “Noi italiani – dice Maria – non abbiamo diritto a nulla, siamo stanchi di vivere da invisibili, a casa di nonni e genitori con mille figli”. Le fa eco una donna sulla settantina: “Mio figlio dorme dentro ad una macchina, come un barbone, a lui la casa popolare non gliela danno, ci sentiamo discriminati”. “Voglio essere libera di entrare ed uscire senza paura, senza dovermi guardare le spalle”, spiega Anna Rosa che vive nell’appartamento di fronte a quello assegnato ai rom. “La Raggi li portasse in Campidoglio i nomadi, noi qui non li vogliamo perché c’è già abbastanza degrado”, aggiunge un’altra inquilina suggerendoci di andare a vedere cosa succede in via Tommaso Smith. “Lì c’è un insediamento rom che non viene mai controllato, i nomadi sono allo sbando, bruciano, rubano, rovesciano la spazzatura a terra, siamo stanchi”.

A spalleggiare i residenti, anche questa volta, c’è CasaPound. Ma guai a bollare la protesta come “razzista” o “fascista” perché Paolo, strillando, vi risponderà: “Non siamo razzisti, in questo condominio ha vissuto per sei mesi una famiglia siriana e non è volata una mosca, qui c’è gente di destra e di sinistra”. Dal canto suo, Davide Di Stefano, dirigente nazionale delle tartarughe frecciate, sposa in pieno le ragioni della piazza.

“Se si ritrovassero dieci rom sul pianerottolo – ragiona – penso che protesterebbero pure ai Parioli dove però non viene mai portato nessuno. Il problema è sempre e soltanto dei quartieri popolari come Casal Bruciato o delle periferie come Torre Maura”.

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