È stato condannato a due anni di reclusione Lofty Hassan, l’uomo egiziano di 45 anni che nel 2014 rapì i figli alla ex moglie per portarli a casa sua al Cairo. L’episodio fu il culmine di una relazione violenta iniziata proprio in Egitto dove l’uomo e la futura moglie italiana si erano conosciuti durante una vacanza.
La storia continua anche una volta che la donna rientra in Italia. Dopo qualche tempo i due si sposano. Ma dopo le nozze l’uomo si trasforma: le violenze diventano quotidiane. Nel frattempo la coppia ha due bambini. Insulti e botte, però, vanno avanti lo stesso e la situazione peggiora ulteriormente dopo che l’egiziano rimane disoccupato dopo aver perso il lavoro in macelleria. Forse proprio da qui maturerà la decisione di lasciare tutto e tornare in Egitto per rifarsi una vita. Ma senza la madre dei suoi figli. I due, infatti, decidono di separarsi poco dopo il licenziamento di Hassan. I ragazzi vengono affidati alla moglie. Lui, evidentemente, non lo accetta.
La sera in cui decide di riprenderseli per portarli in Egitto è una serata come tante. Chiede alla ex se può uscire a cena da solo con loro. Permesso accordato. Poi la rassicura: "Non preoccuparti, se il cellulare non prende è perché ho la batteria scarica". Questa, secondo le carte dell’inchiesta, visionate da Il Messaggero, è la scusa con cui vuole giustificare l’irreperibilità di circa tre ore. Quelle che gli serviranno per raggiungere in volo il Cairo dall’aeroporto di Roma Fiumicino. Una volta arrivato non avrà più bisogno di giustificazioni e la ex si ritroverà davanti al fatto compiuto. Lei gli consegna i figli. Lui invece di portarli in pizzeria li mette in macchina e guida a tutta velocità verso l’aeroporto. Si imbarcano insieme verso la capitale egiziana.
La donna intanto va nel panico. Non sa dove sono i ragazzi e lo scoprirà soltanto quando l’uomo atterra. Glielo comunica con una telefonata telegrafica: "Sono con me, resteranno in Egitto". L’incubo di questa mamma dura quattro mesi. Poi la svolta arriva grazie all’intervento dei familiari di lui. La nonna dei ragazzi e la zia non accettano la sua decisione. Non è giusto, protestano, per i ragazzi, che hanno bisogno della madre. Il colpo di mano, insomma, non è stato accettato di buon grado dalla famiglia nel Paese d’origine. Ed è proprio grazie alle loro pressioni, come confermerà anche l’avvocato della donna italiana, quattro mesi più tardi, i figli della coppia possono fare ritorno a casa.
È sempre il papà ad accompagnarli in aereo. Questa volta sulla tratta che li porterà dal Cairo a Roma. Li lascia all’aeroporto e si rimbarca per tornare a casa.
È il mese di agosto del 2014. La mamma riabbraccia finalmente i ragazzi. Oggi, a distanza di cinque anni, l’uomo è stato condannato a due anni di carcere e ha perso la patria potestà sui figli che ora portano un altro cognome.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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