Fango, melma e accampamenti: per i ciclisti una corsa a ostacoli

Da settimane la pista ciclabile che costeggia il Tevere all'altezza di uno dei monumenti più famosi di Roma è invasa da fango e melma. La denuncia dei ciclisti: "Qui è impraticabile, nessuno viene a pulire le banchine"

Fango, melma e accampamenti: per i ciclisti una corsa a ostacoli

Invasa dal fango e inaccessibile. Da giorni la pista ciclabile di Castel Sant’Angelo è off limits a romani e turisti. Percorrere le banchine del Tevere all’altezza di ponte Sant'Angelo è diventata un’impresa. Ci rinunciano i runners e anche i ciclisti. A sbarrare loro il passo c’è una distesa di melma che non consente di andare oltre.

"Così non è più una passeggiata, è una corsa a ostacoli", sbotta un signore in sella ad una bici. "L’ultima pulizia l’hanno fatta lo scorso dicembre, ma evidentemente non basta", ci dice spazientito questo habitué del tragitto. Anche un ragazzo americano che sta facendo jogging prova ad andare avanti ma resta impantanato. "Ogni tanto si riempie di fango", commenta spaesato. Allarga le braccia mentre tenta di uscire vivo dalle sabbie mobili che stavano per inghiottirlo.

Per un attimo non sembra di essere nella Capitale d’Italia, ma in una giungla esotica. Anche solo scendere i gradini per arrivare sulla riva del fiume è una vera e propria impresa. Evitare di scivolare è una scommessa che spesso si perde. E suonano beffarde le parole scritte su Facebook neppure un mese fa dal presidente della commissione Ambiente, Daniele Diaco: "Adesso cittadini e turisti potranno continuare a camminare, correre, pedalare in questi luoghi così affascinanti e così bisognosi di costante attenzione". Ma l’attenzione è tutto fuorché costante.

"Ogni volta che c’è un innalzamento o un abbassamento del Tevere le banchine non vengono pulite o vengono pulite in ritardo, quindi sono inutilizzabili per la maggior parte del tempo", denuncia Luca Laurenti portavoce dell’associazione Riprendiamoci Roma. "Quando due giorni fa mi sono trovato davanti a questo spettacolo ho avito un colpo al cuore – continua – quasi mi veniva da piangere, fa male vedere Roma ridotta così". "C’è un’inerzia totale – denuncia l’attivista – Roma ha un patrimonio inestimabile che non ha eguali al mondo, e questo patrimonio viene continuamente abbandonato e calpestato".

Così chi viene in vacanza nella Capitale si ritrova a fotografare degrado e immondizia piuttosto che le bellezze della città. "Accanto a me c’erano due turisti messicani che commentavano la situazione e vi assicuro che il giudizio sulle condizioni del percorso era pessimo", assicura Laurenti. Un paradosso per un’amministrazione, quella grillina, che punta tutto sulla mobilità sostenibile. "Giusto dire che bisogna lasciare a casa le auto – aggiunge l’attivista per il decoro – ma bisogna anche essere realisti". "In queste condizioni farlo è impossibile", è l’amara conclusione.

Dall’altro lato del fiume a sbarrare la strada ai passanti è una vera e propria tendopoli. Cinque canadesi sistemate sotto ponte Vittorio Emanuele II ospitano una decina di persone, quasi tutte italiane. "La Raggi sa che siamo qui, ma non ci ha mai proposto un’alternativa", ci spiega Rosanna. Viene da Milano, ha un passato come badante. Poi ha perso il lavoro e si è ritrovata in mezzo alla strada. Come lei il suo compagno calabrese e Luca, un ex cuoco, anche lui di Milano. "Ci hanno spostato sotto le feste di Natale per una questione di decoro – aggiunge la donna – ma poi siamo tornati".

"Quelli dell’Ama vengono una volta ogni tanto, ma è più quello che rimane qui che quello che portano via", ci spiega affacciandosi dalla tenda.

Agglomerati come questo si trovano lungo tutto il corso del fiume. "Nella zona del ponte della Magliana, poi, c’è una vera e propria favela", denuncia Laurenti. Certo, vederla sotto Castel Sant’Angelo, però, fa ancora più effetto.

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